I rappresentanti del Fondo monetario internazionale, dell’Unione europea e della Banca centrale europea sono volati in Grecia per discutere con il ministro delle Finanze Stournaras dell’applicazione della misura che concerne il licenziamento (passando attraverso la mobilità) di 25mila dipendenti statali entro la fine dell’anno.



L’attenzione dei creditori internazionali si concentra su questo punto, vero ago della bilancia per la concessione della prima tranche di prestiti al paese da 2,8 miliardi di euro. Ma oltre a non convincere il Governo ellenico, queste politiche di austerity, in una situazione di crisi come quella che sta vivendo la Grecia, non piacciono soprattutto alla popolazione.



Una riflessione sugli ultimi sviluppi arriva dal giornalista Dimitri Deliolanes, corrispondente da Roma della tv pubblica greca ERT.

Qual è la situazione? La Grecia dovrà, dunque, tagliare 25mila posti di lavoro?

La Troika è tornata a ispezionare, come fa periodicamente, lo stato dell’economia greca. Riguardo a questo impegno (di cacciare 25mila impiegati statali entro l’anno e 150mila entro il 2015), che la Grecia ha assunto già dall’anno scorso si è verificato uno scontro molto duro tra Governo e Troika. Il Governo e il popolo sanno che in una situazione di gravissima crisi economica e di disoccupazione, che sfiora il 27%, il licenziamento di un così alto numero di impiegati statali avrà delle ripercussioni sociali non sostenibili da nessun potere politico.



Cosa ha deciso di fare il Governo?

Il Governo sta cercando di far capire alla Troika che è una misura assolutamente irrealistica. Propone di mandare via dall’amministrazione, secondo fonti non ufficiali, 7mila impiegati, colpevoli di aver violato il codice di condotta o di aver usato una falsa documentazione per ottenere il posto di lavoro. Si tratterebbe di una forma di punizione che potrebbe far risparmiare allo Stato il corrispettivo dei loro stipendi. La Troika, secondo le fonti in mio possesso, sembra ferma nelle sue posizioni e non sarebbe disposta né a scendere a compromessi né ad accettare.

In questo senso l’incontro di oggi fa ben sperare?

Fin quando i rappresentanti del Fondo Monetario internazionale non guarderanno con maggiore realismo la situazione c’è poco da fare. Penso anche al gravissimo errore fatto a suo tempo dal Fondo stesso, quando le previsioni di recessione del 2010 si sono rivelate del tutto sbagliate perché la recessione si è moltiplicata con un fattore molto maggiore rispetto alle attese. La Grecia cerca semplicemente di trovare un interlocutore che capisca che non si può andare avanti così e colpire un paese già duramente provato. Quella di cui stiamo parlando è un misura già prevista e il Governo lo sa bene, come sa bene che non è applicabile perché se andiamo avanti così non ci sarà neanche nessun governo in Grecia e ci sarà una situazione ingovernabile.

Secondo lei, come si sbloccherà questo braccio di ferro tra la Troika e il Governo ellenico?

Finora dalle esperienze che abbiamo, gli scontri tra Governo e la Troika finiscono regolarmente con la vittoria della Troika. Questa volta, però, ha ragione il Governo quando dice che queste non sono misure sostenibili. Né questo Governo né nessun’altro può sostenerle.

Cosa succederebbe se queste misure venissero applicate?

In Grecia già c’è una situazione di grandissima violenza e disperazione. Ci sono fenomeni di violenza politica da parte del movimento neonazista che sta in Parlamento, i gruppi anarchici nichilisti hanno intrapreso un’attività criminale e terroristica e c’è una violenza diffusa. Se questa violenza scoppia all’improvviso avremmo delle conseguenze di gravissima instabilità politica e sociale.

Anche l’Italia guarda con attenzione a ciò che sta avvenendo nella vicina Grecia. Ci dobbiamo preoccupare? Potrebbero aprirsi gli stessi scenari?

Gli elettori italiani, in una maniera o nell’altra, votando Beppe Grillo, Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani hanno voluto mandare un messaggio chiarissimo all’Unione Europea: basta con le politiche di austerity. Monti aveva promesso che accanto alle politiche di risanamento ci sarebbero state anche misure a favore dello sviluppo, poi però si sono visti solo i sacrifici e questo l’ha pagato elettoralmente. Detto questo la risposta alla sua domanda è sì. Si tratta di una ricetta che si sta applicando in tutta Europa e comporta ovunque gli stessi risultati disastrosi. Va cambiata, va radicalmente cambiata.

Sullo sfondo di questa bufera, in Grecia si sta allargando lo scandalo relativo all’omissione dei nomi di alcuni parenti dell’ex ministro delle Finanze George Papaconstantinou dalla lista Lagarde in cui figuravano i nomi di oltre 2000 greci che avevano conti in Svizzera. Come a dire:al peggio non c’è mai fine?

C’è stata la condanna esemplare a 8 anni di reclusione all’ex ministro della difesa e non solo. La Magistratura sta lavorando, ma non è la soluzione alla crisi. Era una cosa che bisognava fare qualche decennio fa … Papacostanstinuo è indifendibile: ha cancellato i nomi dei mariti di due cugine ma ci sono altri personaggi sospettati. È una questione sulla quale si sta cercando di fare chiarezza.

(Elena Pescucci)

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