La persecuzione anticristiana in Pakistan sta attraversando una fase endemica. Non solo le condanne per blasfemia ai danni di bambini, ultimo in ordine di tempo il caso di Nagy Rzik, di 10 anni e Mina Farag di 9, di religione copto-ortodossa, sono aumentate nell’ultimo periodo, ma notizia di oggi è che una folla di estremisti islamici ha dato fuoco a oltre un centinaio di abitazioni nella zona centrale del paese. Queste case appartenevano a una comunità di cristiani, che ora vedono perso anche l’unico bene che possedevano: la propria abitazione. La notizia è stata diffusa dell’Express News, giornale pachistano, che ha parlato di una folla di estremisti islamici che già ieri aveva semidistrutto con il fuoco l’abitazione di un cristiano accusato di blasfemia residente nella zona di Lahore. Non paghi del tentativo “fallito” di ieri, sono tornati in forze nella zona e hanno distrutto addirittura un centinaio di abitazioni di cristiani. La folla non si è fermata nemmeno davanti alla polizia, intervenuta a seguito degli incendi, e ha attaccato frontalmente gli agenti ferendo due ufficiali. Secondo le autorità locali i violenti sono stati denunciati, ma nel paese il movente della “blasfemia” è stato spesso ragione sufficiente per chiudere in tutta fretta gli episodi di intolleranza religiosa verso le minoranze da parte dei musulmani (che sono il 98% della popolazione del Pakistan) in particolar modo verso i cristiani, visto che è un reato che nel diritto del paese asiatico è punibile con la morte.