I vecchi attriti sepolti sotto le ceneri della seconda guerra mondiale tornano in superficie. Dopo l’affondo tedesco sul debito pubblico greco, portato però avanti dall’Unione europea con le sue politiche di austerità, è il governo ellenico a rilanciare la sua personale rivendicazione nei confronti proprio della Germania.



Motivo del contendere sarebbero i risarcimenti che Berlino dovrebbe ancora alla Grecia per i danni subiti durante l’occupazione nazista e il prestito forzoso imposto ad Atene durante la Seconda guerra mondiale.

La notizia, destinata a fare clamore, è stata data dal quotidiano greco “TO BHMA” con il titolo “La Germania è in debito con la Grecia”, subito ripresa dal tedesco “Der Spiegel”, che cita il “rapporto segreto di Atene”.



Secondo il giornale ellenico, la cui fonte sarebbe il presidente della commissione (istituita l’anno scorso dal governo), la conclusione del rapporto sarebbe che effettivamente la Germania ha un debito miliardario con la Grecia (si attende che i dati vengano resi pubblici). Il “Consiglio Nazionale per le Riparazioni di Guerra Tedesche” ha stimato che la Germania deve alla Grecia 162 miliardi di euro di risarcimento. La Germania, dal canto suo, ha sempre affermato che la questione è chiusa, avendo versato nel 1961 115 milioni di marchi ad Atene, nell’ambito di accordi bilaterali dei decenni passati. Per fsr luce sui nodi di questa intricata vicenda ilsussidiario.net ha intervistato il giornalista Dimitri Deliolanes, corrispondente da Roma della tv pubblica greca ERT.



La Grecia batte cassa nei confronti della Germania per un risarcimento riguardante la Seconda guerra mondiale. È una richiesta legittima?

Seguendo la campagna che sta facendo un eroe della resistenza, anche deputato, Manolis Glezos, un personaggio di grande rispetto, dico che la Grecia vuole saldare un debito concesso due volte, coatto, preso dalle forze di occupazione tedesche nel 1943, se non erro, quando la banca centrale greca era sotto occupazione tedesca.

In altre parole…

Si trattò di un debito forzoso di tipo convenzionale, riconosciuto dalle autorità tedesche per il quale vale il principio della continuità e in parte, fino al 1944 quando poi le truppe tedesche lasciarono la penisola, anche saldato (una o due tranches…).

Dunque un debito ancora in corso che la Germania, erede del Terzo Reich, deve ancora saldare alla banca centrale greca.

È un debito che la Germania non ha mai misconosciuto, evitando di rispondere alle richieste poste dal Governo greco. Richieste poste in termini non pressanti, per ragioni di alleanza politica con l’occidente all’interno della logica della Guerra fredda, di subalternità, e dell’incapacità della classe politica greca nel dopoguerra…

Sui risarcimenti per i danni di guerra, invece, qual è il suo parere?

Durante la Conferenza di Londra del 1952-53, alla fine della guerra in Corea, tutti i paesi alleati concordarono di condonare in favore dell’economia tedesca gran parte, se non del tutto, i danni di guerra. Io ho un po’ di dubbi sulla legittimità della richiesta da parte greca di saldare i danni di guerra.

La Germania dal canto suo avrebbe risposto negativamente, dicendo che si tratta di una questione chiusa negli anni 60 con il versamento ad Atene di 115 milioni…

La Germania ha evitato di rispondere… è un argomento che non piace alla diplomazia tedesca, perché sanno di avere torto. È un debito che non può essere misconosciuto, è un debito sì coatto, ovviamente imposto, ma le forze occupanti hanno avuto l’onestà di farlo in termini convenzionali, in piena legittimità.

 

Secondo lei esiste la reale possibilità di ottenere qualcosa o questa rivendicazione è solo un tentativo estremo per avere un margine, seppur minimo, di negoziazione?

Tutte e due le cose. Ovviamente anche la legge, tanto più quella internazionale, spesso si piega ai desideri del più potente. È evidente che nel confronto tra Germania e Grecia non c’è partita. Ed è questo il motivo per cui i governi greci in questi decenni avevano abbandonato ogni tipo di rivendicazione. Poi però ci siamo trovati con la pressione dell’opinione pubblica sul governo di Antonis Samaras, che a questo punto credo sia costretto a fare qualcosa. L’obiettivo di questa ricerca negli archivi sul debito con la Germania, ordinata subito dopo le elezioni vinte a giugno, è quello di avere, finalmente, le idee chiare. Non è la prima volta che la Grecia avanza una richiesta del genere.

 

In questo momento delicato, in cui i rapporti tra Germania e Grecia sono già tesi, non le sembra che questo possa animare il sentimento antitedesco?

C’è poco da animare ancora. L’atteggiamento della Germania verso la Grecia e verso i paesi indebitati dell’Europa del sud, oltre che poco solidale, è assolutamente cieco e sordo. La credibilità di questa leadership politica tedesca è sotto zero. È l’archetipo del tedesco ottuso, spaccone che non capisce, che crede di avere sempre ragione, circondato da imbroglioni, a suo dire, rappresentati dai paesi del sud. Una cosa che non ha nulla a che vedere con lo spirito europeo.

 

Cosa pensa che potrà accadere?

Io spero che Samaras, che è un premier a cui non manca il coraggio e che ha fatto molti passi in avanti, faccia anche questo nei confronti della Germania.

 

Dopo la Germania il governo ellenico potrebbe chiedere risarcimenti anche all’Italia?

No. Non c’è nulla in sospeso con l’Italia. L’Italia ha acconsentito a soddisfare tutte le richieste avanzate dalla Grecia e dagli alleati nel trattato di pace di Parigi del 1947 (ci furono anche una serie di riparazioni di guerra che l’Italia pagò alla Grecia senza problemi). La palazzina ai Parioli a Roma, dove adesso ha sede l’ambasciata della Grecia, e la residenza dell’ambasciatore furono dati alla Grecia in base alle riparazioni. C’è anche un’altra palazzina in via Veneto dove fino a qualche anno fa c’era un albergo, data allo Stato greco nell’ambito delle riparazioni. E per chi fosse interessato è in vendita. Nulla in sospeso tra Italia e Grecia.

 

(Elena Pescucci)

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