E’ scampato a un aborto grazie al fatto che, all’ultimo minuto, si è trovata una famiglia disposta ad adottarlo, convincendo la madre a non interrompere la gravidanza. Ha vissuto la sua giovinezza come attivista gay, poi con il tempo ha riscoperto la sua personalità eterosessuale che lo ha portato a sposarsi con una donna. Nato da una famiglia musulmana, è stato adottato da una coppia protestante e, una volta diventato adulto, si è convertito al cattolicesimo. E’ la vita avventurosa di James Parker, inglese di origini siriane che in questi giorni si trova in Italia per ricevere il premio “Cantiamo la vita”. Parker lavora per la Conferenza episcopale inglese nel mondo dello sport professionale. Durante i giochi olimpici di Londra hanno fatto scalpore le sue dichiarazioni sul fatto che la legge inglese che consente l’aborto fino al sesto mese in caso di handicap del feto poteva essere utilizzata per eliminare buona parte degli atleti delle Paralimpiadi.
Parker, partiamo dalla sua vicenda personale. Che cosa ha fatto sì che nella sua vita si producessero dei cambiamenti così profondi?
Il cambiamento più importante per me è stata l’autentica scoperta della relazione con Dio come padre. La mia famiglia adottiva era cristiana, ma la radice profonda della mia attrazione omosessuale, che mi ha portato a essere un attivista gay, è il fatto che nel mio cuore non avevo nessun rapporto stabile con un padre. Poiché questo mi è mancato fin dall’infanzia e dall’adolescenza, una volta adulto ho dovuto diventare abbastanza umile da ammettere che mi mancava questa dimensione paterna. In un primo momento ho cercato il mio posto di uomo in mezzo agli altri uomini attraverso l’omosessualità. Oggi comprendo che questa è la ragione fondamentale dell’omosessualità di molte persone di sesso maschile.
Che cosa le ha permesso di affrontare e risolvere i suoi problemi?
Quando con il tempo mi sono reso conto del fatto che Dio è mio padre, mi sono appassionato sempre di più alla ricerca della verità sulla mia vita. E nella comunità cattolica ho trovato delle grandi verità, affermate con una chiarezza impareggiabile. A differenza di altre chiese cristiane, dove sull’omosessualità c’è una certa discrezionalità, il cattolicesimo ha sempre ribadito che le persone con delle inclinazioni omosessuali devono essere rispettate e amate, ma che nello stesso tempo le attività omosessuali sono sbagliate.
Perché per lei questo ha avuto un’importanza anche esistenziale?
Perché ho iniziato a praticare la castità e a sviluppare la mia relazione con Dio in quanto padre e con la Madonna in quanto madre. In questo modo, lentamente la mia autentica personalità maschile ha incominciato a crescere dentro di me. La mia voce e il mio modo di camminare sono cambiati, e ho iniziato a prendere il mio posto autentico di uomo in mezzo agli altri uomini. A quel punto ho iniziato a sentirmi attratto dalle donne, e con il tempo questa attrazione è cresciuta.
Lei è scampato all’aborto, ma nei Paesi occidentali la sua legalizzazione è ormai un fatto consolidato. Ritiene che possa essere rimessa in discussione?
Sì, è possibile cambiare le leggi sull’aborto nel mondo occidentale. Una generazione dopo la legalizzazione dell’interruzione di gravidanza, stiamo iniziando a vederne gli effetti negativi. Ciò non soltanto per le implicazioni sul benessere psicologico della madre che abortisce, ma anche per la psicologia dei padri. Inoltre, la legalizzazione dell’aborto ha effetti sull’economia, perché molti Paesi in Europa e nel resto del mondo occidentale registrano delle statistiche demografiche molto preoccupanti. Abbiamo quindi bisogno dei flussi di immigrati.
Che cosa c’è all’origine di questi problemi?
Abbiamo cercato di sostituirci a Dio, decidendo chi poteva nascere e chi no. Ciò ha cambiato l’equilibrio e la salute della nostra società. Per questo stiamo scoprendo lentamente che le nostre leggi sull’aborto devono essere cambiate. Anche in Inghilterra i politici stanno discutendo delle possibili modifiche alla legge sull’interruzione di gravidanza.
Il suo percorso personale ha avuto influenze anche sulla scelta della sua professione?
Sì, oggi lavoro per la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles nel mondo dello sport professionale, una realtà attraversata da numerosi problemi. Mi reco inoltre spesso nelle scuole per parlare con i giovani della bellezza del matrimonio tra un uomo e una donna, degli effetti deleteri della pornografia e del valore sacro dei nostri corpi e dello stesso sesso. Lavoro inoltre con molte parrocchie cattoliche inglesi.
Per quali motivi è stato premiato da “Cantiamo la vita”?
Mi trovo in Italia per ricevere questo premio perché la comunità italiana pro life ha voluto riaffermare il fatto che la vita di chiunque ha valore, significato e importanza. Sono molto onorato del fatto che l’Italia sia un Paese che valuta la vita come importante, e spero che lo faccia sempre di più in futuro. Ciascuna persona ha un potenziale, una grande dignità e un valore intrinseco. Mi trovo qui per incoraggiare l’Italia a continuare a scegliere la vita e per ricevere un premio che per me rappresenta un grande onore.
(Pietro Vernizzi)