Israele e Regno Unito sono certi del fatto che Assad avrebbe utilizzato i suoi arsenali chimici. Ad avere denunciato l’utilizzo di gas sarin erano stati mercoledì alcuni ufficiali dell’esercito israeliano, primo fra tutti il brigadiere generale Itai Brun. Ieri lo ha ribadito anche il premier inglese, David Cameron, secondo cui esistono prove “limitate ma crescenti” del fatto che il governo siriano avrebbe utilizzato delle armi chimiche. Per il portavoce del ministero degli Esteri britannico, “materiale proveniente dall’interno della Siria è risultato positivo al test sul sarin”. Se Israele e Regno Unito non hanno dubbi, gli Stati Uniti invece sono divisi. Per il senatore repubblicano John McCain, “la linea rossa è stata superata” dal governo di Assad. Molto più cauta la Casa Bianca, secondo cui “le valutazioni dei servizi di intelligence da sole non sono sufficienti, solo dei fatti credibili e corroborati in grado di fornirci qualche grado di certezza possono guidare le nostre decisioni”. Ilsussidiario.net ha intervistato Fausto Biloslavo, inviato di guerra de Il Giornale.



Ritiene credibile che Assad abbia utilizzato le armi chimiche?

Non è la prima, né sarà l’ultima volta che viene alla luce come un fiume carsico questo tipo di accuse. E’ da almeno un anno che se ne parla, e ciò non significa che Assad non abbiano usato i suoi arsenali: potrebbe per esempio averlo fatto su scala limitata. Il Pentagono dispone di satelliti e di agenti sul terreno, e come è avvenuto in passato queste accuse fanno parte anche di una politica propagandistica. Assad in persona sta conducendo una campagna di lobby per convincere gli Stati Uniti che sono dalla parte sbagliata, perché all’opposizione ci sarebbero terroristi e salafiti.



La campagna sta producendo i risultati sperati?

In realtà proprio in un momento come questo emergono le accuse sull’utilizzo del gas sarin, che ovviamente vanno comprovate, ma che sono fondamentali in quanto lo stesso presidente Obama ha sempre detto che la linea rossa dell’intervento in Siria è proprio l’utilizzo delle armi chimiche. Se gli americani si convincessero del fatto che è stato utilizzato il sarin, scatterebbe l’intervento internazionale e a quel punto Assad farebbe la fine di Gheddafi.

E’ un caso che le accuse sulle armi chimiche siano state mosse originariamente da Israele?



No. Israele è il Paese che con i suoi servizi segreti e di human intelligence tiene sotto controllo la Siria più di chiunque altro. Questa informazione è stata ripresa dagli inglesi, che da tempo stanno preparando piani per un intervento militare in Siria, e dagli americani. Non ho informazioni dirette su quanto le grandi potenze occidentali siano realmente disponibili a intervenire in Siria. So però per certo che il momento, dal punto di vista politico, propagandistico e militare, è tale che non mi stupisce che queste notizie emergano proprio ora.

 

In che senso?

La guerra civile è in una fase di totale stallo. Un’ipotesi è quindi quella di passare dal rifornire segretamente i ribelli con armi leggere, al garantire loro un appoggio militare che può essere esteso a una no-fly zone. I Mig e gli elicotteri siriani continuano ad attaccare e a bombardare, e si potrebbe quindi passare a un intervento più simile a quello avvenuto in Libia. In questo modo si sposterebbe il baricentro dello stallo a favore dei ribelli per fare cadere il regime di Assad. Il comandante dei salafiti che hanno rapito e poi rilasciato i giornalisti italiani ha dichiarato che se andiamo avanti così ci vorranno ancora quattro o cinque anni prima che il governo si arrenda.

 

Come valuta la scelta dell’Occidente di schierarsi con i ribelli?

Il regime di Assad certamente ha le sue colpe e dall’inizio della guerra civile si è macchiato di atrocità di ogni tipo. Anche i ribelli però non sono da meno, ed è quindi difficile “scagliare la prima pietra” per quanto riguarda i crimini di guerra. Proprio in questi giorni inoltre sono stati rapiti due vescovi ortodossi, i quali si dirigevano proprio verso Aleppo. Nessuna delle parti in causa in Siria può dirsi innocente, l’Occidente dovrebbe stare molto attento a non schierarsi né con gli uni né con gli altri. Spesso la popolazione è presa fra due fuochi, e alla fine a soffrire di più sono proprio i civili e soprattutto i cristiani, che a maggior ragione sono in una posizione di debolezza. E’ davvero ingenuo pensare che da una parte ci siano i buoni, cioè i ribelli, e dall’altra i cattivi, cioè Assad: è molto più realistico ammettere che i cattivi stanno da entrambe le parti.

 

Che cosa succederà se alla fine l’Occidente dovesse decidere di intervenire? 

L’obiettivo sarebbe quello di spostare il baricentro a favore dei ribelli, facendo quindi crollare il regime in un tempo limitato rispetto alle prospettive attuali. Il problema non è tanto l’obiettivo immediato, ma ciò che accadrebbe dopo che lo avremo raggiunto. Dobbiamo chiederci chi andrà al potere, chi assumerà il controllo di un Paese che ha anche un vasto arsenale chimico, oltre che bellico, e quali saranno le forze sul campo. L’incognita è cioè chi effettivamente prenderà il potere e controllerà i gangli dello Stato. Da un lato infatti ci sono i moderati all’interno dell’Esercito Siriano Libero, ma dall’altra abbiamo le forze più oltranziste composte anche dai combattenti stranieri e dai veterani di vari fronti della guerra santa internazionale.

 

(Pietro Vernizzi)

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