Dopo aver minacciato nei giorni scorsi un attacco nucleare sugli Stati Uniti e lanci di missili sulle basi americane nel Pacifico, soprattutto dopo le nuove sanzioni imposte dall’Onu, la Corea del Nord torna a gettare benzina sul fuoco. Il regime di Pyongyang ha da poco bloccato l’accesso alla zona industriale di Kaesong, complesso industriale in territorio nordcoreano in cui operano però decine di aziende del Sud e che frutta allo stato comunista circa 2 miliardi di dollari l’anno. Il ministro della difesa sudcoreano ha annunciato un piano d’emergenza che potrebbe prevedere anche un possibile ricorso alla forza per garantire la sicurezza dei concittadini che lavorano a Kaesong: “Abbiamo preparato un piano d’urgenza e comprende una possibile azione militare, in caso di situazione grave”, ha fatto sapere Kim Kwan-Jin, mentre il ministero sudcoreano per l’Unificazione ha chiesto al Nord di “normalizzare immediatamente” la situazione. Se Pyognyang porterà avanti tale comportamento, hanno fatto sapere dal Sud, “deve essere consapevole delle ripercussioni delle sue azioni sulle relazioni intercoreane e sulle critiche e l’isolamento dalla comunità internazionale”. Le nuove tensioni hanno provocato anche la preoccupazione russa, tanto che il viceministro degli Esteri, Igor Morgoulov, ha definito “esplosiva” l’attuale situazione. “In questa tesa atmosfera – ha spiegato – basta solo un elementare errore umano o un problema tecnico per portare la situazione fuori controllo”.