Sempre alta la tensione nel quartiere di Khosous al Cairo in Egitto dopo che alcuni imam hanno scatenato i loro fedeli contro un asilo e diverse abitazioni di cristiani, tutte date alle fiamme, nei giorni scorsi. Negli incidenti che ne sono seguiti sono morti quattro copti e un musulmano; poi, durante i funerali dei cristiani, gli islamici sono tornati all’attacco colpendo il corteo funebre con pietre e bottiglie incendiate nella cattedrale di San Marco. Anche in questa occasione c’è stato un morto tra i cristiani mentre circa ottanta persone sono rimaste ferite. Il presidente dell’Egitto Morsi ha condannato le violenze ma i cristiani lamentano il fatto che la polizia sia sempre assente e non li difenda per nulla. Gli incidenti sono scoppiati lo scorso aprile, nel quartiere periferico della capitale egiziana: all’origine di tutto una scritta con una svastica trovata sul muro di una sede islamica. La colpa è stata data immediatamente ai cristiani, da qui l’incendio dell’asilo e di alcune case abitate da cristiani. Alla base di tutto come spesso accade una lite tra una famiglia musulmana e una cristiana, lite che sarebbe nel frattempo stata ricomposta, ma gli imam della zona hanno ordinato comunque di attaccare i cristiani. Una volta scoppiati gli incidenti le forze di polizia hanno tardato a giungere sul posto per arrivare quando già si contavano cinque morti, quattro cristiani e un islamico. In questo quadro drammatico il presidente Morsi ha telefonato personalmente al patriarca copto Tawadros II: “Ogni attacco contro la cattedrale  è come un attacco contro la mia persona” ha detto. Anche il grande imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb ha denunciato gli scontri.



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