“Siamo consapevoli del fatto che i terroristi di Boko Haram aspettano solo che le chiese si riempiano in occasione della Pasqua per colpire e fare il maggior numero di vittime possibili. Le difficoltà, le tensioni e i sanguinosi attacchi di cui è vittima la Nigeria non fanno però che aumentare il numero di fedeli che desidera partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa, per sperimentare il messaggio di speranza e di solidarietà senza cui non riescono a vivere”. Lo affermava il 31 marzo scorso, proprio su queste colonne, Ignatius Kaigama, presidente della Conferenza episcopale nigeriana e arcivescovo di Jos, una delle città più martoriate dagli attacchi del gruppo terroristico legato ad Al Qaeda. Oggi è invece il Corriere della Sera a presentare un’inchiesta che ci porta “nel cuore delle zone infestate dall’odio fanatico di Boko Haram, la setta integralista che ha steso su tutto un velo pesante, palpabile, di terrore soffocante, difficile da raccontare”, come spiega il giornalista Riccardo Bicicchi del quotidiano di via Solferino. (leggi l’intervista a Robert Reilly, esperto del think tank American Foreign Policy Council) “Questa terra”, aggiunge, “è il tragico palcoscenico di una violenza feroce che mira a dividere e imporre un odio che non c’era. I musulmani devono abbracciare il credo del fanatismo, altrimenti diventano bersaglio della setta che non accetta moderazione; e i cristiani se ne devono andare, o convertirsi anche se vivono qui da generazioni, in pace con la stragrande maggioranza dei musulmani, da buoni vicini oppure come famiglie allargate con parenti di fede diversa”. (leggi l’intervista a Paul Bhatti, ministro per le Minoranze religiose del governo federale del Pakistan) In questi giorni si riaccende invece il dibattito riguardo la concessione del perdono ai membri del gruppo di estremisti islamici Boko Haram, una proposta avanzata dal sultano di Sokoto, uno dei più rilevanti esponenti islamici locali. E’ intervenuto sull’argomento anche la Chiesa cattolica attraverso l’arcivescovo di Abuja, cardinale John Olrunfemi Onaiyekan, che nel suo messaggio di Pasqua ha spiegato che “lo Stato deve saper usare con molta cura il proprio potere di perdonare i criminali. Ci possono essere considerazioni di carattere politico, ma queste non possono travolgere gli imperativi morali”. (leggi l’intervista a Massimo Introvigne, sociologo, filosofo e scrittore) “In questa atmosfera di sforzo comune – aveva poi aggiunto – la richiesta di amnistia sembra opportuna e persino necessaria. In ogni conflitto arriva il tempo per il dialogo in vista della soluzione finale. Sembrerebbe che per Boko Haram tale momento sia giunto”.