L’Fmi ha reso noto nei giorni scorsi che la situazione finanziaria dell’Egitto si sta deteriorando e che non erogherà il prestito previsto da 4,8 miliardi di dollari fino a quando non riceverà informazioni aggiornate sulle riforme economiche che intende intraprendere il governo del presidente Morsi. Il rapporto deficit/Pil dell’Egitto sta infatti crescendo in maniera drastica. Se nella prima metà dell’anno fiscale 2012/2013 era pari al 5,1%, contando anche il primo trimestre 2013 ha raggiunto il 10,1% e si stima che raggiungerà il 12,1% nel secondo trimestre. Ilsussidiario.net ha intervistato il professor Mustapha Kamel Al Sayyid, esperto di economia dell’American University del Cairo.
A cosa è dovuta l’esplosione del deficit pubblico dell’Egitto?
In primo luogo i fondamentali dell’economia egiziana sono sani. La crescita del rapporto deficit/Pil sono dovuti all’instabilità politica e alla mancanza di sicurezza nel Paese. Una volta risolti questi due problemi, il Pil tornerà però a salire. Le stime della crescita del prodotto interno lordo nel 2013 del resto erano pari al 2%, anche se poi sono state corrette al +1,5%.
Per quale motivo è stato necessario rivedere le stime al ribasso?
Le cause sono due. Da un lato c’è il governo guidato dai Fratelli musulmani, che non ha intenzione di intraprendere le misure necessarie per rilanciare l’economia, in quanto per farlo sarebbe necessario imporre dei duri sacrifici alla maggioranza degli elettori perdendo quindi consensi. Dall’altra la polizia non controlla ancora tutte le aree del Paese in modo capillare. La sicurezza in Egitto è migliorata, ma la percezione della gente è che non sia ancora stata ripristinata del tutto. Il management dell’economia inoltre lascia ancora molto a desiderare a causa del fatto che funzionari governativi molto competenti sono stati sostituiti con altri meno capaci.
Sono questi i problemi all’origine della mancata crescita dell’economia?
Sì. Questi fattori hanno fortemente scoraggiato gli investimenti, tanto egiziani quanto stranieri, e l’ingresso di valuta estera si è ridotto per il crollo del numero di turisti. Il deteriorarsi dell’economia è stato provocato da questo insieme di elementi, che hanno portato a un forte ribasso nelle quotazioni della sterlina egiziana. Ciò ha fatto sì che i prezzi dei beni d’importazione crescessero e che quindi l’ammontare complessivo delle importazioni diminuisse.
Per quale motivo ciò avrebbe danneggiato l’industria egiziana?
Gli imprenditori che in precedenza erano abituati a importare prodotti semilavorati si sono trovati sprovvisti della valuta estera necessaria per pagare gli ordinativi. Non erano infatti più in grado di affrontare i rischi di cambio più elevati tra la sterlina egiziana e le valute straniere. Molte aziende hanno quindi rallentato la produzione o addirittura l’hanno completamente fermata.
Quali possono essere le conseguenze di questo calo di competitività dell’economia egiziana per l’intero Medio oriente?
Non mi aspetto dei cambiamenti drammatici nella regione per il deteriorarsi della situazione economica in Egitto. Il Qatar ha infatti acquistato bond egiziani per un valore di 3 miliardi di dollari, cui si aggiungono altri 2 miliardi di dollari di investimenti stanziati dalla Libia. Il governo del Cairo ha inoltre firmato un accordo con l’Iraq, per importare petrolio e raffinarlo in Egitto. Per non parlare del fatto che il consiglio dei ministri sta cercando di introdurre alcune misure per ridurre le sue spese e per aumentare le sue entrate.
Eppure continuano a verificarsi manifestazioni contro il governo …
Dobbiamo evitare previsioni eccessivamente allarmistiche per il futuro dell’Egitto e del Medio Oriente. Non ritengo probabile che si verifichi una nuova rivoluzione nel Paese. Un conto sono le proteste di piazza, ben altra cosa è che possano arrivare a rovesciare il governo. Non bisogna dimenticare che da più di due anni è in corso una rivoluzione in Siria, e che anche in Giordania si stanno tenendo diverse manifestazioni popolari. Il malcontento è presente quindi nella maggior parte dei Paesi del Medio oriente, e potrebbe continuare anche in futuro. Tutto ciò non ha però nulla a che vedere con il deteriorarsi della situazione economica in Egitto.
(Pietro Vernizzi)