Durante l’ultima festa dell’Ascensione in Francia, il gruppo dei Veilleurs era più sparso del solito: il vento era freddo, ma soprattutto il lungo ponte aveva spinto tanti parigini fuori dalla città (alcuni di loro hanno partecipato ad altre veglie, nelle città dove si sono trovati in vacanza). Eravamo forse 150. C’erano dei giornalisti di France Television e ci hanno seguiti per tutta la Veglia. Eravamo radunati sull’Avenue de Breteuil e la strategia della polizia è stata quella di ignorarci: mentre finora il comitato di accoglienza era piuttosto folto e minacciante, questa volta non c’era neanche un camion in vista! Dopo aver ricordato che siamo in comunione con tutti gli altri Veilleurs nel resto della Francia, ma anche in posti significativi come Londra, Roma, Gerusalemme, la veglia è iniziata alle 21.30 con l’intervento di Philippe, omosessuale, uno dei più assidui alle Veglie. Ha tenuto a ricordare una cosa: noi aspettiamo una conversione del cuore, quella del nostro presidente, l’unico a poter decidere di non firmare i decreti della legge, ormai approvati dal Parlamento.
Speriamo nel suo buon senso. Ma per questo, dobbiamo anche noi convertire il nostro cuore e non lasciarci trascinare in discorsi di odio nei suoi confronti. Poi, Jean si è alzato a leggere la lettera del deputato europeo italiano on. Luca Volontè «agli amici della Manif pour tous». Abbiamo ascoltato un brano di musica con chitarra e violoncello, seguito da una poesia di Aragon. Ad ogni intervento, il pubblico «applaudiva» in silenzio, agitando le mani per esprimere la sua approvazione. Ma presto eravamo interrotti da un vicino, che non apprezzava il «rumore» (relativo)! Lo abbiamo invitato a dialogare e a sedersi tra noi, ma se n’è andato. Abbiamo deciso allora di spostarci, e ci è stato proposto di andare davanti all’Assemblea Nazionale. Tutti sapevamo cosa significa: le vicinanze di questo luogo simbolico sono sotto alta sorveglianza, e alcuni avevano fresco in mente il ricordo di una notte passata in prigione per avervi manifestato durante i giorni del voto della legge. Si è votato a mano alzata, e una grande maggioranza desiderava andare là.
Camminavamo in gruppo fitto (per non essere divisi in caso di intervento della polizia), tenendo in mano le nostre candele e cantando sottovoce gli inni del gruppo (un canto scout alla speranza, e l’inno dei Résistants della seconda guerra mondiale). Arrivati, ci siamo seduti per proseguire la Veglia. Erano ormai le 23, stavamo leggendo il dialogo tra Antigone e Creone scritto da Anouilh. Mentre Antigone denuncia il potere violento di Creone e gli dice «Chiama le tue guardie», abbiamo senito le sirene della polizia avvicinarsi. In pochi secondi siamo stati accerchiati da numerosi poliziotti (13 camion!).
Ho sentito mormorare un poliziotto in piedi vicino a me: «Ma che cosa facciamo qui? Cosa fa il commissario, è impazzito?!». Un poliziotto ci fotografava a piccoli gruppi… eccoci schedati! Leggevamo ormai l’incontro del Piccolo Principe con la volpe, e i lettori non si lasciavano interrompere dal commissario che era venuto a parlamentare: avrebbe aspettato che fosse finita la lettura del testo dove esso dice «l’essenziale è invisibile con gli occhi, non si vede bene che col cuore». Era arrivato per aiutare nella negoziazione anche un parlamentare che segue silenziosamente ognuna delle Veglie dall’inizio.
Dopo la lettura, il microfono viene teso al commissario, che, esitante e imbarazzato, ci chiede di alzarci e spostarci sulla piazzetta a 80 metri di distanza, sul lato del parlamento. Ragione? «Voi fate una cosa illegale e vi lasciamo fare. Quindi anche voi dovete fare un gesto di buona volontà e accettare quello che vi chiediamo». Altrimenti? Verremo arrestati e portati via. Non c’è nessuna ragione oggettiva perché la seconda piazza sia più adatta al nostro raduno che quella dove siamo, e, ironia suprema, è proprio perché stavano su quella piazza che alcuni di noi sono stati arrestati la sera del 14 aprile! Nuovo voto a mano alzata: decidiamo di spostarci come richiesto, per poter finire pacificamente il programma denso della Veglia. Il poliziotto di prima, mentre gli passo davanti, mi ringrazia: «Meno male che vi spostate, non volevamo proprio arrestarvi! Tra l’altro adoro Saint-Exupéry!».
Sono tornati nei loro camion, dai quali ci hanno controllato (e filmato?) per il resto della serata. Un ragazzo ha inteprretato Bob Dylan (A Hard rain a gonna fall), poi ha letto un messaggio del filosofo Fabrice Hadjadj: «Noi non siamo degli indignati, ma degli stupiti, meravigliati. Natura in greco si dice φυσις, dal verbo φυειν “manifestarsi, essere presente”. Difendiamo con la nostra presenza un dato naturale. Il nostro movimento non è rivendicatore, ma è il fiore della gratitudine per la vita ricevuta». Infine ha ricordato in cinque punti articolati perché la legge gli sembra inaccettabile.
Era ormai mezzanotte e mezza, il giorno dopo era lavorativo, e si è deciso di non passare la notte a vigilare. Il gruppo si è sciolto in silenzio, per poter partire con l’ultima metro.
Chrysalide