Il presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, ha inviato un massiccio dispiegamento di mezzi militari per combattere gli islamisti di Boko Haram in tre Stati nel Nord della Federazione. Una dichiarazione del governo afferma che questa mossa ha come obiettivo il fatto di “preservare l’integrità territoriale della nazione” e “rafforzare la sicurezza”. Il presidente Jonathan ha inoltre dichiarato lo stato di emergenza nelle province di Yobe, Borno e Adamawa, in risposta a una serie di attentati dei militanti. Ilsussidiario.net ha intervistato padre Piero Gheddo, giornalista e missionario del Pime.
Per quale motivo gli attentati terroristici in Nigeria si sono fatti così intensi da rendere necessarie misure tanto drastiche?
Appena Al Qaeda percepisce che è in atto la penetrazione di una cultura differente, come sta avvenendo nel Nord della Nigeria, subito incomincia ad attaccare. Alla distinzione tra cristiani e musulmani si aggiunge poi la presenza di etnie e lingue diverse. Ma soprattutto islam e cristianesimo creano due culture diverse, e quindi il Sud è molto più sviluppato del Nord.
In che cosa consiste questa differenza?
Nel Sud cristiano ci sono numerose scuole, perché le missioni hanno fatto moltissimo per l’educazione, mentre al Nord sono presenti poche diocesi e poche missioni. Negli Stati settentrionali della Nigeria la maggioranza della popolazione è musulmana, anche se esiste il problema degli immigrati cristiani. Il Sud inoltre è certamente molto più sviluppato del Nord, sia per quanto riguarda le università, sia dal punto di vista della creazione di un’economia moderna. Gli Stati settentrionali al contrario spesso si basano ancora sulla pastorizia e sull’agricoltura, ed essendo molto popolosi, le loro tecniche di coltivazione primitive fanno sì che la terra non basti più.
Quindi gli attacchi di Boko Haram nascono da una sorta di “invidia” nei confronti di un modello cristiano di società?
Non parlerei di invidia, ma piuttosto del fatto che capiscono che sono diversi e non tollerano il nostro sviluppo. Non si tratta però soltanto di una differenza che riguarda l’economia, quanto piuttosto del fatto che in Nigeria il cristianesimo ha reso possibile la liberazione delle donne e una loro adeguata istruzione. E’ l’intero confronto tra islam e cristianesimo che crea due culture molto diverse, per le quali è molto difficile convivere.
Ciò avviene in tutti gli Stati islamici?
I Paesi completamente musulmani, come per esempio la Tunisia, seguono l’islam senza alcuna frizione o attrito. Quando invece, come in Nigeria, sono presenti entrambe le confessioni religiose, i cristiani sono sempre in parte perseguitati e discriminati, non in quanto cristiani ma perché il loro modo di vivere è diverso e quindi dà fastidio.
E’ da questa percezione che nasce Boko Haram?
Sì. L’islam estremista di Al Qaeda e Boko Haram afferma che la cultura occidentale è da distruggere, in quanto ostacola la religione musulmana o la provoca a modernizzarsi. Una sfida difficile da cogliere per ragioni legate alla tradizione, alle cultura e allo stesso Corano.
La Nigeria è un caso isolato nel contesto dell’Africa Occidentale?
Quanto sta avvenendo in Nigeria accade in tutti i Paesi dove ci sono molti musulmani, specialmente nelle aree dove Al Qaeda è una presenza più forte come nella Repubblica Centrafricana. In Camerun ciò non succede, perché è sempre stato un Paese con un accettabile livello di democrazia, privo di guerre civili e con solo il 21% di musulmani. Nell’Africa nera sub-sahariana del resto in origine era presente un islam non integralista, bensì tradizionale e mistico sul modello predicato dai sufi.
Che cosa è cambiato da allora?
Dopo l’ascesa al potere di Khomeini in Iran, e soprattutto negli ultimi 12-15 anni, si è diffuso il radicalismo islamico anche in Africa. Nel 1979 Khomeini, entrando in polemica con l’Occidente e soprattutto con l’America, ha lanciato l’idea del martirio per l’islam, cioè il terrorismo ufficiale in base a cui chi dà la vita per Allah va in Paradiso. Si tratta di una mentalità che lentamente ha attecchito, portando alla formazione di Al Qaeda, dei talebani e di tutti i gruppi che attentano all’ordine costituito dall’Occidente.
(Pietro Vernizzi)