Nessun manuale, nessuna particolare preparazione. Solo rabbia, odio e determinazione. Non serve neanche saper costruire una bomba, basta un machete. Quanto è accaduto a Londra, dove un soldato britannico è stato ucciso e decapitato da due uomini al grido di “Allah è grande”, evidenzia ancora una volta l’avanzare del cosiddetto terrorismo “fai-da-te”, esplosioni di violenza (apparentemente di matrice islamica) in una città occidentale, i cui protagonisti sono uomini nati e cresciuti su questo stesso suolo. Come scrive oggi Guido Olimpio su Il Corriere della Sera, “tutto questo, anche se le indagini sono ancora aperte, ricorda gli appelli degli ideologi qaedisti ad agire in modo individuale con quello che si trova. Se non sei in grado di fare una bomba – suggeriscono i manuali online – prendi una mannaia e vai all’attacco. Questo non significa che, necessariamente, esista un vincolo con il movimento di Bin Laden. Anzi, per ora, nulla lo fa pensare”. La prima caratteristica ben visibile del terrorismo “fai-da-te” è il bersaglio, continua a spiegare il giornalista, vale a dire “un militare in una città occidentale dove non si aspetta certo di essere aggredito ma che comunque è un bersaglio per la divisa che indossa”. Il dato più allarmante, però, è che contro questo tipo di avversario “c’è ben poco da fare”. Anche secondo Renzo Guolo, sociologo intervistato da La Repubblica, siamo di fronte a una sorta di jihad fai da te, in cui per attuare un così brutale attacco basta disporre solo “di un’ideologia mobilitante del nemico”. Questo permette di “compiere qualsiasi atto che venga giustificato in nome di una credenza”. Ciò che colpisce, spiega ancora Guolo, è che l’omicidio, tramite lo sgozzamento, è stato in qualche modo rituale e che la vittima è diventata davvero “sacrificale”, ma si tratta di “una clamorosa distorsione dell’ideologia”.