Si terrà domani a Montpellier il primo matrimonio tra omosessuali in Francia: a renderlo possibile è la nuova legge Taubira. Nonostante le manifestazioni di domenica, che hanno radunato a Parigi diverse migliaia di persone, la norma è già stata firmata dal presidente della Repubblica, François Hollande. La Francia è il 14esimo Paese al mondo a legalizzare il matrimonio omosessuale. Ilsussidiario.net ha intervistato il sociologo Salvatore Abbruzzese.
Che cosa è in gioco con le manifestazioni francesi contro le nozze gay?
Il problema fondamentale riguarda il fatto che due persone dello stesso sesso possano adottare bambini. E’ il tema della cosiddetta “omoparentalità”, cioè che due persone dello stesso genere, una volta equiparate a due persone di genere diverso, possano diventare genitori. E’ la prima volta nella storia dell’umanità che si ammette che persone dello stesso sesso possano adottare bambini. Una variazione così importante diventa parte della struttura legislativa in base a una maggioranza parlamentare, senza tenere conto dell’enorme difficoltà e tensione culturale che può causare nella società francese.
Per quale motivo ritiene che le conseguenze saranno così gravi?
Si tratta di cambiare il codice genetico, ammettendo una variazione che non esiste in natura, permettendo per principio di uguaglianza di fare ciò che la natura di fatto non consente. La questione dell’omoparentalità va letta inoltre in relazione al problema della fecondazione attraverso il sistema dell’utero in affitto. Le nuove tecnologie mediche danno la possibilità a una coppia omosessuale di affittare un utero da un terzo per fecondarlo e avere un figlio proprio. Si sta unendo la dimensione della libera volontà dei soggetti con la possibilità che ci viene data dalla scienza di poter tranquillamente scavalcare le leggi di natura. La conseguenza di questi due fattori è un risultato esplosivo, che però diventa legge in virtù di una maggioranza parlamentare. E’ questo il problema sul quale si è mobilitata la piazza francese.
Qual è il significato di questo risveglio della piazza francese e che conseguenze può avere?
In questo momento è difficile dire che cosa accadrà, e il motivo è che il potere dello Stato in Francia è fortissimo. Le grandi centrali culturali che presidiano i giornali più prestigiosi hanno una potenza tale che non è detto che questo movimento riesca a farcela. Nonostante il loro impegno e lo stesso numero delle persone che sono scese in piazza, la capacità di dominio ideologico che in questo momento in Francia si afferma nelle strutture culturali è di una potenza tale che prima o poi potrebbe anche fiaccare questo movimento fino a svuotarlo dall’interno.
Davvero ritiene che i ragazzi di Manif Pour Tous si arrenderanno?
Mai come in questo momento appare chiara la capacità di una leadership intellettuale di fatto minoritaria, ma saldamente insediata nei posti chiave della comunicazione e della cultura, di controllare tutte le istituzioni. Se queste manifestazioni dovessero riuscire a ottenere il referendum, ciò avrebbe come conseguenza il fatto di bloccare e abrogare questa legge. In questo modo sicuramente inizierebbe per la Francia un lungo periodo di rielaborazione. Il problema però è che il governo ha annunciato che non riconoscerà questo diritto, anzi sta facendo di tutto per diminuire, soffocare, svalutare e squalificare l’importanza di queste manifestazioni.
Che cosa ne pensa del modo in cui la laicità è stata interpretata in Francia, in questa e in altre occasioni?
Esistono due concezioni della laicità. La prima è quella che squalifica qualsiasi sentimento religioso, e fa dell’annullamento di qualsiasi dimensione spirituale il principio fondamentale. Dall’altra c’è un’altra laicità, quella che ammette la legittimità dei desideri e delle sensibilità religiose, il loro diritto a esistere e a manifestarsi. Questa seconda dimensione, presente per esempio nel governo Sarkozy e nell’ambito del centrodestra, oggi è fortemente minoritaria in quanto a prevalere è la prima forma di laicità.
(Pietro Vernizzi)