Dopo le parole del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, il quale ha annunciato ufficialmente l’intervento del suo gruppo armato in Siria, la guerra civile contro Assad rischia di estendersi allo stesso Paese dei cedri. “Se la Siria cade in mano ai fanatici religiosi e agli Usa, Israele entrerà in Libano”, aveva dichiarato Nasrallah per giustificare il suo intervento. Ieri l’immediata reazione, con alcuni razzi partiti dalla Siria che hanno colpito la periferia sud di Beirut controllata da Hezbollah. Mentre dal Libano meridionale è stato lanciato un altro razzo contro Israele. Ilsussidiario.net ha intervistato l’analista militare israeliano Michael Herzog.



Chi ha realmente interesse ad allargare il conflitto siriano al Libano, Assad o i ribelli?

L’elemento che ha maggiori probabilità di volere un’escalation in Libano sono i salafiti sunniti che si oppongono ad Assad e allo stesso Hezbollah. La guerra civile in Siria si sta trasformando in una guerra settaria tra sunniti e sciiti. Il gruppo religioso degli alawiti, cui appartiene lo stesso Bashar Assad, è infatti sciita e gode del sostegno dell’Iran, di Hezbollah e degli sciiti irakeni.



Finora si è trattato di un sostegno solo politico o anche militare?

Molti sciiti si stanno recando in Siria per combattere questa guerra. D’altra parte gli elementi contrari agli sciiti, ad Assad e a Hezbollah hanno interesse a mostrare che se la Siria diventa il terreno di uno scontro settario, attaccheranno anche le basi di Hezbollah in Libano. Gli elementi sunniti che stanno combattendo in Siria vogliono cioè mettere in evidenza che il gruppo di Hassan Nasrallah sarà colpito in casa sua e non solo sul suolo siriano.

Per Nasrallah, “se la Siria cade in mano ai fanatici religiosi e agli Usa, Israele entrerà in Libano”. Che cosa ne pensa di questa dichiarazione?



E’ una dichiarazione molto strana e irrealistica. Israele non è interessato a lasciarsi coinvolgere in una guerra in Libano. Quella di Nasrallah è una scusa per giustificare la scelta di inviare combattenti a morire in Siria, una scelta che risulta anomala agli occhi dei suoi stessi sostenitori. La vera preoccupazione di Nasrallah non è però Israele bensì gli elementi libanesi sunniti che, se Assad dovesse cadere, potrebbero sfidare la stessa Hezbollah.

All’interno di questa guerra settaria qual è la posizione di Israele?

Israele è conscio di quanto la situazione in Siria sia complessa, perché ciascuna delle due parti in causa rappresenta una minaccia per lo Stato ebraico. Da un lato Assad fa parte dell’asse radicale che include l’Iran e Hezbollah, e Israele vorrebbe indebolire l’influenza di questa “triplice alleanza”. Ciò implica la considerazione del fatto che il regime di Assad non dovrebbe continuare una volta terminata la guerra.

 

Quindi è vero che Israele sostiene i sunniti ribelli anti-Assad?

Niente affatto. Israele è preoccupato in quanto gli elementi dominanti dell’opposizione potrebbero diventare islamisti e jihadisti. Sappiamo che questi ultimi sono profondamente anti-ebraici e potrebbero trasformarsi a loro volta in una minaccia. In definitiva Israele non intende farsi coinvolgere in una guerra civile, e interferirà con quanto sta avvenendo in Siria soltanto se la sua sicurezza nazionale sarà minacciata in modo diretto e immediato.

 

Che cosa c’è dietro il recente lancio di un missile dal sud del Libano contro Israele?

Hezbollah ha consentito a un’altra organizzazione di lanciare il razzo, in quanto non vuole assumersene la responsabilità per non creare un’escalation con Israele. Se il lancio di missili dovesse continuare, Israele però non potrà permettere che ciò avvenga e dovrà rispondere.

 

In questo modo Israele finirebbe per trovarsi coinvolto in quel conflitto regionale che pure vorrebbe evitare?

Il punto è che Israele non è interessato a farsi coinvolgere in un’escalation regionale del conflitto siriano, ma ciò non la esclude del tutto. Si tratta di una possibilità concreta, anche se la probabilità che ciò avvenga non è molto alta. Se il flusso di armi dalla Siria al Libano dovesse proseguire, Israele potrebbe sentirsi costretto a intervenire per fermarlo. Più questo accadrà e maggiori saranno le probabilità che Israele risponda a un’escalation.

 

(Pietro Vernizzi)