Sono i cristiani a  pagare il prezzo più alto di quelle che non sono per nulla delle primavere. Lo dice l’arcivescovo Elias Chacour a guida della chiesa cattolica greco-melchita d’Israele. Le sue parole, riportate dall’agenzia Ansa, definiscono la cosiddetta primavera araba in Egitto, Tunisia, Libia e anche Siria una vera primavera di sangue “oceanico” dove il verde non ricrescerà mai più. Parole molto dure che parlano di una realtà di cui in occidente si sente dire molto poco: “Non abbiamo stime precise sul numero di quanti sono dovuti fuggire dalla Siria in Libano, in Giordania e in Turchia ma una volta nel Paese c’erano due milioni di cristiani e 160 piccoli villaggi cristiani che ora sono completamente vuoti”. Nei paesi dove ci sono state le rivoluzioni, dice ancora, le popolazioni sono state tradite e si teme l’imposizione della sharia, la legge islamica. Dice infatti che se prima, con i regimi totalitari, non si poteva dire di essere felici, adesso si teme che venga applicata la legge islamica. Conclude con l’immagine del vescovo di Damasco in lacrime davanti alla sorte dei cristiani nel suo paese: “ridotti in condizioni misere, senza cibo né acqua quando erano una comunità prospera”.



Leggi anche

DALLA SIRIA/ “Ci sono ancora fazioni armate, serve un accordo politico per evitare un’altra Libia”Abu Mazen: "Pace con Israele? Ne ho parlato con Trump"/ "Lascino Gaza, Anp pronta a gestire la Striscia"