Quadro di famiglia in un interno. Solo che l’interno è un palazzo reale, e la famiglia, numerosa e i fiocchettata, non pare un a famiglia normale, chissà se è una famiglia felice. Certo, ricchissima, tra le più ricche d’Europa. Ed è una famiglia, altra rarità, dove a comandare sono le donne, da 123 anni. Tra teste coronate e vip d’alta borghesia da ogni parte del mondo, l’altro giorno ha giurato fedeltà al suo paese il nuovo re d’Olanda, Willem-Alexander, che succede all’amata mamma Beatrice, sul trono da 33 anni. Con mantello d’ermellino, la sposa argentina in blu cobalto, e le belle bambine uscite da una fiaba di Perrault. Il sovrano, non più un ragazzino, volto pacioccone, non austero e autoritario, salutava la folla dai balconi che s’affacciavano su piazza Dan, nella capitale Amsterdam. Folla è una parola grossa: dalle riprese aeree impietose si vedeva uno sventolio arancione di bandiere e cappellini, ma noi che siamo abituati all’arancio olandese delle partite di calcio, sappiamo bene che gli stadi ospitano più folla, e forse più convinta. E’ interessante vedere in una delle nazioni più liberal, più laiche e “progressiste” del vecchio continente questo ripetersi di riti e solleni cerimonie d’altri tempi, di sogni antichi. I sogni con cui generazioni sono cresciute, con cui si è condito l’immaginario infantile, sui libri di favole, appunto. Un principe, poi un re, con accanto la sua regina. Ce n’erano tante ad Amsterdam, per l’investitura. Principi e principesse tristi, come la Masako giapponese, in una insolita uscita pubblica, Letizia di Spagna, che aveva un’aria più determinata e serena quando faceva l’anchor woman dalla televisione. Perfino l’immarcescibile Camilla, che in ogni fotografia reale la vecchia principessa arcigna non può mancare. Che scenografia, nella cattedrale gotica dalle alte volte, questo scintillio di color crema, oro, rosso porpora, stemmi e stellette sulle uniformi, cappellini piumati e turbanti. Tutti ad applaudire e perfino a commuoversi, e non importa se il 44% degli olandesi pensa che la sua monarchia sia troppo sprecona, se un buon numero di parlamentari, più o meno apertamente, non abbia alcuna voglia di giurare fedeltà al nuovo re.
Andava bene una mamma per tutti, dal sorriso buono e i capelli cotonati, una nonna, adesso, che ha una storia araldica e una dignità consumata a servizio del suo paese di tutta una vita. Largo ai giovani? Il delfino ha 46 anni, un ragazzino per le nostre consuetudini politiche pre-governo Letta. Ma comunque abbastanza maturo, per segnare davvero la svolta che l’Olanda si aspetta, e per aver appena abbandonato il vizietto delle pinte di birra… Un paese con la disoccupazione alle stelle, per i suoi standard, un paese dove nei fatti, delle tradizioni, delle radici culturali se ne fregano abbastanza, se per tutti Amsterdam è simbolo di trasgressione e libertà di fare tutto quel che si vuole, se l’Olanda è il paese pioniere dei cosiddetti diritti civili, ci dicono gli intellettuali di sinistra, cioè eutanasia, matrimoni omosessuali, aborto per tutti. Altro che tulipani e fanciulle con zoccoli e cappellini a punta. Basterà rottamare le nonne, con un albero genealogico così importante? Basterà per sopravvivere alla storia che galoppa, e non è detto verso un futuro più roseo, come in Inghilterra, in Svezia, in Spagna? I rampolli scalpitano anche lì, in attesa perenne, soprattutto quando la madre è più che ottuagenaria, come Elisabetta II. Ma le corone tocca meritarsele, almeno un po’. Ci fa riflettere, questa contraddizione, l’antico che si scolora nel corteo sobrio di auto ecologiche, nelle candide dichiarazioni della neo regina, che sdegna l’epiteto di maestà. Ci fa sorridere, con un po’ di nostalgia per il sogno, e d’invidia, visto che noi di monarchi da festeggiare ne abbiamo avuti ben pochi. Visto che il colore nazionale, l’azzurro che ci inorgoglisce, è da tempo lontano solo quello della nostra nazionale di calcio.