In Tunisia sono sempre più diffuse le scuole materne islamiche, che sostituiscono i programmi laici con l’insegnamento religioso. Fin dall’infanzia, i giovani tunisini imparano il Corano in tutte le sue parti. All’interno della galassia musulmana ci sono però forti divisioni, in quanto alla tradizione tunisina si contrappone quella wahabita, proveniente dai Paesi del Golfo. Ilsussidiario.net ha intervistato Massimo Introvigne, esperto di storia delle religioni.



A due anni e mezzo dalla Primavera araba, qual è il senso di questo cambiamento in Tunisia, che un tempo era uno dei Paesi più laici del Medio Oriente?

In primo luogo si trattava di una laicità ampiamente fasulla. Dobbiamo distinguere tra la realtà e la propaganda dei regimi dittatoriali, non solo per quanto riguarda la Tunisia ma anche per la Turchia. I regimi che venivano dai colpi di Stato militari e dai brogli elettorali puntavano sull’educazione laica ispirata al modello di Mustafa Kemal Ataturk e Habib Bourguiba, affinché l’islam politico e perfino la fede islamica fossero ridotti ai minimi termini. In realtà è stato sufficiente far cessare i brogli elettorali perché anche dopo 80 anni di regime gli elettori votassero per partiti islamici.



Qual è stato il motivo di questa deriva islamista?

La laicizzazione imposta in Paesi come la Turchia o la Tunisia non ha inciso in profondità nell’anima di questi popoli. Ricordiamoci che la Tunisia ha approvato la legge sull’aborto prima della Francia, eppure la laicità è rimasta a livello superficiale, come un conformismo fittizio, senza riuscire a conquistare i cuori nei Paesi islamici. Tant’è che appena si rimuove la forza del potere, con il suo apparato di elezioni truccate, polizia politica e carri armati, l’islam ritorna in auge con grande disillusione di chi aveva preso per buona la propaganda di regime, tanto in Tunisia quanto in Turchia e in Egitto.



Il fatto che i bambini siano educati nelle scuole materne islamiche, può avere conseguenze preoccupanti per il futuro della Tunisia?

Il fatto che le scuole materne siano islamiche è cosa normale, anche in Italia buona parte degli asili sono cattolici. Si tratta però di vedere di quale islam stiamo parlando. Un conto è Ennahda, il partito di maggioranza relativa, che viene dalla tradizione dei Fratelli musulmani e che auspica una forte islamizzazione in un quadro però non violento; un altro sono i salafiti, come il fronte della riforma “Jabha al Islah”, che sono decisamente più fondamentalisti. Per non parlare dei gruppuscoli che inneggiano a Bin Laden e al terrorismo. Quando si parla di scuole islamiche bisogna quindi distinguere.

 

Per noi occidentali i musulmani sembrano tutti uguali.

Si tratta di un errore di prospettiva. Quando guardiamo la realtà di Paesi come la Tunisia dobbiamo essere attenti a distinguere tra fenomeni diversi. Non tutti i musulmani sono fondamentalisti, e non tutti i tradizionalisti sono favorevoli alla violenza e al terrorismo. La stessa matrice dei Fratelli musulmani è molto ampia, differente a seconda dei singoli Paesi, e quindi non è sufficiente a identificare la natura dei diversi gruppi locali.

 

Fino a che punto però gli asili coranici possono “plagiare” i bambini?

Per quanto riguarda gli asili, le scuole e le università, io credo che sia normale che venuti meno i regimi dittatoriali la religione dica la sua anche dal punto di vista educativo. Si tratta di qualcosa che noi cattolici stiamo faticosamente cercando di realizzare in Italia, dove c’è ancora un’ostilità laicista alla libertà di educazione, ma che non impedisce la sopravvivenza di istituti religiosi.

 

(Pietro Vernizzi)