Braccio di ferro in Egitto tra la magistratura e i Fratelli musulmani del presidente Morsi che controllano governo e parlamento. A un anno dallo scioglimento di uno dei due rami legislativi, la Camera bassa, la Corte costituzionale ha annullato anche la Camera alta. Secondo i giudici i Fratelli musulmani, il movimento politico di gran lunga più radicato e organizzato in Egitto, avrebbero fatto fuori i concorrenti con una legge-truffa che penalizzava fortemente i candidati indipendenti. In questo modo i politici laici, che spesso non avevano avuto il tempo di organizzarsi in partiti, hanno finito per essere in netta minoranza in Parlamento. Nonostante lo scioglimento della Camera bassa e la ripetuta richiesta di modificare la legge elettorale, i Fratelli musulmani sono andati avanti per la loro strada senza prestare il minimo ascolto alle richieste dei giudici. La Corte costituzionale è quindi arrivata a una misura drastica e senza precedenti: dichiarare illegittimo anche l’altro ramo del Parlamento, la Camera alta o Consiglio della Shura. Una sentenza che arriva in una fase di violente manifestazioni per chiedere le dimissioni dello stesso presidente Mohamed Morsi. Ilsussidiario.net ha intervistato il magistrato egiziano Hossam Mikawy.



Giudice Mikawy, ci spieghi che cosa sta avvenendo con questa nuova mossa a sorpresa della Corte costituzionale …

La Corte costituzionale ha scoperto molti articoli incostituzionali all’interno della legge elettorale, e ha rimandato per ben due volte il testo della norma alla Camera alta del Parlamento con la richiesta di cambiare alcuni articoli. Per la Corte costituzionale un articolo della legge elettorale è incostituzionale in quanto c’è disparità di trattamento tra i candidati indipendenti e quelli eletti nei partiti.



In che modo l’opinione pubblica egiziana vive quanto sta avvenendo?

L’opinione pubblica egiziana percepisce quanto sta avvenendo come uno scontro di potere tra la Corte costituzionale e il presidente Mohamed Morsi. In realtà, dall’inizio della rivoluzione egiziana la Corte costituzionale ha assunto un atteggiamento molto pragmatico, limitandosi ad applicare la legge. I membri del Consiglio della Shura al contrario sono privi di qualsiasi esperienza in campo politico e legislativo, e quindi i loro provvedimenti non hanno superato l’esame della Consulta.

Ha davvero senso continuare a sfidare a suon di sentenze chi è risultato vincitore alle elezioni?



Quando Mubarak era al potere e vigevano le leggi d’emergenza, che limitavano fortemente tutte le libertà, la Corte costituzionale fu chiamata a esprimersi e per oltre 20 anni non riuscì a formulare nessuna sentenza. I giudici congelarono il caso, ma subito dopo la rivoluzione egiziana si espressero sul modo in cui il presidente aveva applicato la norma per ordinare numerosi arresti. Alcuni politici dei partiti islamisti hanno affermato che la Corte costituzionale era la longa manus di Mubarak in ambito legale. Il paradosso era in effetti che le leggi d’emergenza erano costituzionali finché c’era Mubarak, e con l’avvento di Morsi al potere sono diventate subito incostituzionali. Il nuovo presidente egiziano si è trovato così privo di armi legali.

 

Secondo lei è vero che la Corte costituzionale si è comportata e continua a comportarsi come la longa manus del vecchio regime?

L’atteggiamento della Corte costituzionale ultimamente è molto cambiato. Come dicevo, oggi è molto più pragmatico e realista e i suoi membri hanno in mente il futuro del Paese. Lo documenta il fatto che i giudici hanno dato al Consiglio della Shura la possibilità di continuare a lavorare finché gli egiziani avranno eletto il nuovo Parlamento. La Consulta del resto il 14 giugno 2012 aveva già applicato lo stesso articolo della Costituzione per sciogliere la camera bassa, detta Assemblea del Popolo, ma aveva mantenuto in funzione il Consiglio della Shura, sperando che nel frattempo modificasse le parti della legge elettorale ritenute incostituzionali. Insomma nel tempo la Corte costituzionale ha cambiato la sua mentalità, dimostrando maggiore flessibilità e capacità di comprendere la situazione politica, economica e legale del Paese.

 

(Pietro Vernizzi)

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