La talpa del “Datagate Usa” viene allo scoperto rivelando la sua identità. Edward Snowden, ex tecnico della Cia di 29 anni, ha rilasciato un’intervista al Guardian attraverso la quale ha affermato che ha deciso di rivelare i segreti sul sistema Prism lanciato dall’Agenzia di sicurezza nazionale Usa (Nsa) per controllare e-mail e telefonate. Per Snowden, Obama ha “cercato di difendere consapevolmente l’indifendibile”. Ilsussidiario.net ha intervistato Marcello Foa.
Ritiene che Snowden sia un novello Assange?
Assange non mi ha mai convinto, al contrario le motivazioni che fornisce Snowden sono molto nobili. Il fatto però che lui abbia scelto proprio Hong Kong come rifugio adombra il sospetto che in qualche misura sia stato protetto o comunque abbia stretto degli accordi sottobanco con la Cina. Questo è un aspetto su cui bisognerà indagare a fondo nei prossimi giorni.
Che cosa ne pensa della storia della “talpa” della Cia?
La storia personale di Snowden è molto credibile, in quanto emerge come l’idealista che vuole aiutare gli irakeni, poi è reclutato dalla Cia, finché si rompe una gamba e si iscrive all’IT. E’ il classico film sulla rivolta dell’idealista americano quando si accorge che il suo governo lo sta tradendo. Il fatto che alla fine Snowden si sia rifugiato proprio a Hong Kong deve però indurre alla cautela. Hong Kong è sotto la tutela cinese, e deve quindi avere quantomeno ricevuto delle garanzie da Pechino che non sarà instradato negli Stati Uniti. Quello che potrebbe esserci sotto questa vicenda è una guerra di spionaggio informatico tra Stati Uniti e Cina. E ciò documenterebbe una capacità di risposta da parte dei cinesi molto più sofisticata di quanto ci si potesse immaginare.
Per Snowden, Obama avrebbe “cercato di difendere consapevolmente l’indifendibile”. E’ davvero così?
Quanto sta facendo Obama è il proseguimento di quanto aveva iniziato Bush, solo che ora ha assunto dimensioni senza limiti. Ritengo inaccettabile che una democrazia possa spingersi fino a questi livelli.
Lo scopo di queste intercettazioni è la lotta al terrorismo?
Si tratta di un progetto più ampio, rispetto a cui il terrorismo è il pretesto. Le attività di intelligence possono essere attuate in due modi. Da un lato in maniera selettiva e puntando su fonti qualificate, come è fatto dalle migliori agenzie del mondo, oppure cercando di intercettare il maggior numero di dati attraverso azioni di prevenzione sulla massa. Quando si impongono misure indiscriminate di lungo periodo, che violano di fatto dei diritti costituzionali e delle libertà acquisite da decenni, oppure sancite dalla Costituzione, le intenzioni reali non possono che essere altre. Ciò che mi colpisce di più di questo scandalo è il rapporto tra il governo americano e aziende come Facebook, Google e Apple.
Che cosa la spaventa dell’atteggiamento di Facebook?
Il mio sospetto è che lo scopo finale di Facebook non sia altro che riuscire a schedare in maniera spontanea tutti gli utenti. Questo obiettivo è raggiunto sfruttando l’aspetto ludico. Oggi attraverso l’analisi dei dati di Facebook, una qualsiasi autorità può sapere con estrema precisione chi è una determinata persona, quali sono i suoi amici, dove va in vacanza, con chi spende i suoi soldi e quali sono i suoi vizi privati. Il social network di Mark Zuckerberg realizza il sogno del Kgb e della Gestapo. Il mio timore è che ci sia l’intenzione di procedere a un controllo della popolazione attraverso questi strumenti.
Fatto sta che Facebook e Google sono imprese con finalità commerciali alla luce del sole …
Alcuni studiosi hanno affermato in modo abbastanza provato che molte società come Facebook e Google, che richiedono costi di avviamento molto alti, sono finanziati da società di venture capital. Tra queste ultime non ci sono solo investitori privati con forte propensione al rischio, ma anche i servizi segreti con fondi stanziati per usare a loro vantaggio le tecnologie. Facebook solo di recente ha iniziato a guadagnare quotandosi in Borsa. Per anni ha operato in fortissima perdita.
Chi finanzia tutto ciò?
Chi può permettersi di mettere a disposizione di un miliardo di persone l’accesso a Facebook, sostenendo i costi di lungo periodo di queste operazioni. La favoletta di Zuckerberg sarà bella a fini cinematografici, ma è forte il sospetto che queste iniziative siano utilizzate per fini inconfessabili.
(Pietro Vernizzi)