La polizia è entrata in piazza Taksim. È stato uno sgombero vero e proprio quello che si è registrato ieri mattina. Oltre 2000 agenti sono intervenuti per sgomberare il centro della protesta turca con l’utilizzo intensivo di gas lacrimogeni. Negli scontri sono rimasti feriti decine di dimostranti, mentre sul web circola il video di un agente che ha sparato a un manifestante.
Una situazione tragica, con la tensione che è andata salendo nel corso di tutta la giornata. Dalle fonti sul luogo, l’intervento della polizia non è stato affatto tranquillo e la situazione è stata ben diversa da quella descritta dal governatore di Istanbul, Avni Mutlu. Le forze dell’ordine non avevano infatti solo “l’obiettivo di rimuovere cartelli e immagini dalla piazza”, ma anche un compito ben più paternalistico. Le dichiarazioni del governatore ai manifestanti di piazza Taksim sono molto chiare: “Da stamani siete affidati ai fratelli poliziotti”. Un’idea, quella dell’affidamento, che proprio non sposa la linea della protesta. Come si fa di pensare di affidare una protesta ai poliziotti? Come si sposa l’idea di intervenire con l’utilizzo di gas lacrimogeni?
È chiaro che dalla scorsa notte il clima è cambiato pesantemente. In piazza Taksim, dopo l’intervento di dieci giorni fa, si era stabilita una protesta contro il governo Erdogan, ma in un clima di tranquillità. Gli scontri erano violenti in altre città della Turchia, in particolar modo a Smirne e Ankara, dove vi erano stati i primi morti. A Smirne l’intervento della polizia ha riguardato anche la rete, dato che alcune persone sono state arrestate per avere twittato in favore della protesta. E la rete fa molta paura al premier turco se addirittura nelle ultime dichiarazioni è arrivato a dire che “il web fa più danni di un’autobomba”.
A Taksim, il clima era molto diverso nei giorni scorsi. Diversi giovani in piazza, intervistati da Il Sussidiario, hanno riferito che sembrava quasi di essere in un happening. Si respirava un’aria di protesta contro le leggi restrittive di Erdogan, ma era una rivoluzione con il sorriso. Questo sorriso è stato cancellato definitivamente anche dalle piazze di Istanbul, a causa del duro intervento della polizia di ieri mattina. Secondo le stesse fonti, si è avuta una vera e propria guerra.
I giovani infatti stavano accampando nelle tende e la piazza si era organizzata per continuare a lunga la protesta, quando sono arrivati i 2000 agenti che hanno sgomberato in maniera violenta i manifestanti.
Il monito di Erdogan “la pazienza ha un limite” di pochi giorni fa, ha avuto dunque un effetto immediato sulla decisione della polizia di intervenire anche a Taksim. La situazione ora è molto critica. Ogni qualvolta si utilizza la repressione, la piazza ha risposto con manifestazioni sempre più imponenti.
La protesta era nata per difendere il Gezi Park, contro la speculazione immobiliare del governo di Istanbul; ma era stato proprio l’intervento violento della polizia che aveva fatto estendere la protesta e aveva allargato le manifestazioni a temi anti-governativi. Le ultime leggi del governo Erdogan, che restringono l’ambito delle libertà personali, sono state l’altra causa del dilagare della protesta.
A oggi le forze militari, tradizionalmente schierate contro una islamizzazione dello Stato turco, non hanno fatto sentire la propria voce. Le “purghe” effettuate ai vertici militari negli ultimi anni da parte di Erdogan hanno sicuramente avuto un effetto, ma è certo che la struttura dei militari rimane fortemente kemalista.
I problemi potrebbe nascere nel momento in cui le forze militari dovessero iniziare a fare sentire la propria voce. In quel caso le lacrime di piazza Taksim, provocate dai gas lacrimogeni, potrebbero estendersi pericolosamente.