Il governo greco ha deciso di chiudere la radio-televisione pubblica statale ERT (Elliniki Radiofonia ke Tileorasi), avvalendosi di una legge che concede al consiglio dei ministri il potere di decretare lo scioglimento o la fusione degli enti pubblici. Tutti e 2.780 i dipendenti della ERT sono stati immediatamente licenziati, e da ieri notte l’emittente ha sospeso le trasmissioni. L’ingrato compito di annunciare la notizia è spettato a Simos Kedikoglu, portavoce del governo. La chiusura della ERT è un tassello del programma delle privatizzazioni delle società a partecipazione statale, che la troika composta da Bce, Ue e Fmi aveva valutato come indispensabile per assicurare il salvataggio della Grecia anche in futuro. Kedikoglu ha sottolineato ieri che “le trasmissioni saranno interrotte a partire da questa notte (ieri notte, Ndr). In seguito sarà creato un nuovo e più moderno ente radiotelevisivo che non sarà più controllato dallo Stato e funzionerà con meno personale”. Bruxelles ha smentito qualsiasi suo coinvolgimento nella decisione: “Non è stata la Commissione Ue a chiedere la chiusura della tv pubblica greca ERT, una decisione pienamente autonoma che va vista nel contesto della modernizzazione dell’economia greca per rendere efficiente il settore pubblico”. Ilsussidiario.net ha intervistato Dimitri Deliolanes, che della ERT è corrispondente da Roma.
Che cosa ne pensa della chiusura della radio-televisione statale ERT?
E’ uno scandalo.
Questa decisione è un attacco all’informazione?
Sicuramente è così, perché nessuna democrazia è matura se non c’è una libera informazione. Con questa misura il governo greco non fa altro che privatizzare il sistema informativo. Toglie cioè l’unica isola che si distingueva per il suo pluralismo, per il fatto di non essere prevenuta a priori e non seguire in modo supino le indicazioni di un editore. Da questo momento l’informazione greca sarà in mano esclusivamente a televisioni private che appartengono a imprenditori che hanno interessi nel settore pubblico, come gli appalti e le forniture.
Lei crede davvero che sia stata una decisione autonoma del governo greco, senza influenze della troika?
Come ha dichiarato il commissario Olli Rehn, l’Unione Europea non ha giocato nessun ruolo. D’altronde in tutti i Paesi europei ci sono radio e televisioni pubbliche. Quello che chiedeva la troika era di licenziare 2mila dipendenti pubblici nel mese di giugno, ed è quanto è avvenuto. Evidentemente però con questa mossa il governo ha voluto raggiungere due obiettivi nello stesso tempo: trovare le persone da licenziare e levarsi di mezzo l’ERT, questa emittente critica e fastidiosa.
Non era meglio venderla invece di chiuderla?
Non c’era nessun motivo per venderla. L’ERT è un’azienda pubblica in attivo, che non ha bisogno di nessun fondo per essere mantenuta. Si mantiene grazie al canone, che in Grecia è incluso nelle bollette della luce, per un totale di circa 50 euro l’anno, e con la pubblicità, rispetto alla quale comunque a spiccare sono le emittenti private. Sta di fatto che l’ERT non prende contributi dallo Stato.
Quindi l’austerity in questo caso non c’entra nulla?
Il vero motivo della chiusura dell’emittente greca è soltanto politico. Questo governo è estremamente debole, ha disperato bisogno di essere sostenuto dai signori dei canali privati, e quindi sta facendo questo grande regalo all’emittenza privata e alla classe imprenditoriale attraverso la quale il governo sa di poter tenere sotto controllo l’opinione pubblica greca.
(Pietro Vernizzi)