Evidentemente le promesse elargite dalla Presidente Cristina Kirchner nei suoi interminabili discorsi a reti unificate si sono rivelate ancora delle bugie pinocchiesche, perchè l’Argentina è stata scossa da un’altra tragedia ferroviaria sulla stessa linea (Sarmiento) di quella della stazione Once di circa un anno fa, in cui perirono 51 persone: questa volta lo scontro di treni nella zona di Castelar ha provocato per ora tre vittime, ma ha smascherato all’opinione pubblica un potere che ha da tempo ha superato i limiti dell’umana sopportazione.



L’Argentina è un Paese immenso, che avrebbe bisogno di essere collegato da una rete ferroviaria capillare ed efficiente, cosa che era iniziata negli anni Cinquanta per poi estinguersi con la scomparsa dalla scena politica di Peron. In seguito o democrazie troppo brevi o regimi militari forti non hanno potuto o voluto affrontare la questione, anche perché la contemporanea evoluzione del trasporto su ruota ha contribuito a “silenziare” il problema. E a potenziare in maniera notevole il potere del sindacato dei camionisti, in particolare, e dei trasporti in generale.



Ma è stato durante la Presidenza di Carlos Menem (che è stato appena condannato a 7 anni di carcere per una questione di traffici illegali di armi) che è iniziata la distruzione sistematica di quel poco che era stato fatto su rotaia, attraverso privatizzazioni selvagge guidate da sindacati corrotti, che il potere kirchnerista ha saputo completare “brillantemente” sovvenzionando le imprese private chiamate a gestire la rete in modo gigantesco. Peccato che i soldi che sarebbero dovuti servire a migliorare il deficitario aspetto della sicurezza abbiano preso il volo verso banche situate in paradisi fiscali.



Dopo la tragedia di Once Cristina Kirchner, come ripetiamo, aveva promesso interventi radicali (ma non condanne dei responsabili che sebbene individuati continuano a vivere indisturbati) che difatti si sono visti immediatamente: con la collocazione di schermi a cristalli liquidi nelle stazioni o mani di vernice passate sui vagoni e le locomotrici. Senza migliorare l’aspetto sicurezza o anche il comfort di carrozze dove i passeggeri viaggiano spesso aggrappati alle porte dei vagoni o ammassati come in carri bestiame.

Ma mai come ora le bugie hanno dimostrato di avere le gambe corte, purtroppo. Ed è saltata fuori la totale ignoranza degli uomini preposti a governare i trasporti, dotati di grande senso di obbedienza al potere ma anche di una incompetenza poco invidiabile, visti i risultati. Per non parlare del sistema politico kirchnerista che, invece di mettere in dubbio l’infallibilità del sistema, ha preferito lanciare l’ipotesi di un complotto, ordito da chissà chi, meritandosi così il ripudio di una società che ha ormai perso la pazienza, nutrendo la consapevolezza del fatto che il Paese è governato in modo scandaloso da un potere che usa il silenzio come unica arma di risposta alle critiche documentatissime della stampa non asservita.

Si susseguono scandali colossali, tragedie, accuse di collusione con il narcotraffico, insicurezza con un bilancio di ventimila morti da quando Cristina ha assunto il potere. Ottobre si fa sempre più vicino, le elezioni per la composizione di Camera e Senato sono ormai alle porte e non si vede proprio come l’attuale potere potrà continuare nella sua “missione” che di nazionale e popolare non ha ormai nulla. Ma c’è sempre un’arma potentissima nelle sue mani: il ricatto. Lo Stato ormai controlla vastissimi settori della disastrata economia del Paese e al di fuori delle grandi città la maggioranza del lavoro è data dall’apparato statale. A questo punto a Cristina non rimane che contare sulla paura dei suoi “sudditi” di perdere posti di lavoro, spesso figli dello spreco statale.