La repressione turca sta diventando sempre più dura. Arresti di giornalisti e avvocati o di persone che avevano commesso il crimine di portare una maschera anti-gas, ma anche l’uso sempre più intenso di liquidi urticanti nei cannoni che dovrebbero sparare solo acqua: questo è il panorama che si respira nelle vie delle principali città turche. Un’escalation del premier turco Erdogan che ha minacciato di utilizzare anche l’esercito per reprimere la rivolta, mentre il ministro degli Interni propone una legge per limitare la libertà nei social media. Dove sta andando la Turchia? Veramente il primo ministro Erdogan vuole arrivare a utilizzare leggi speciali, dopo che è stato eletto democraticamente per ben tre volte?
L’Europa e la Germania hanno finalmente dato una forte risposta al primo ministro turco. Per la prima volta si è alzata una voce di protesta, dapprima dal Parlamento europeo e successivamente dalla Cancelliera Angela Merkel. La risposta di Erdogan è stata sprezzante, perché ha definito l’Europarlamento senza voce in capitolo. Dove sta andando allora la Turchia? Il premier che non era stato mal visto dall’Europa, poiché considerato come un islamico moderato, comincia a far paura. La Turchia è sempre stata soggetta a golpe, l’ultimo negli anni Novanta, ma storicamente i militari erano per il mantenimento dello Stato laico.
Adesso molto è cambiato. Erdogan ha “purgato” i vertici militari negli scorsi anni ed essi sono stati cambiati completamente. La struttura però dell’esercito è lungi dall’essere sotto il completo controllo diretto del premier, al contrario della polizia che sta mostrando in questi giorni tutta la sua violenza negli sgomberi di Gezi Park. Per tale ragione la minaccia dell’utilizzo dell’esercito può essere a doppio taglio. Nessuno può sapere bene cosa può succedere una volta che i militari dovessero intervenire. Risponderanno agli ordini di Erdogan?
La Germania sembra aver compreso bene la situazione delicata e, nonostante le elezioni che si avvicinano, la Merkel non ha avuto paura di prendere posizione. La comunità turca è in Germania la più numerosa e storicamente l’immigrazione turca in Europa è fatta di classi sociali medio-elevate. Ai turchi in Germania, così come a tutti quelli in giro per il mondo, fa paura la deriva autoritaria di Erdogan e la Merkel lo ha compreso bene. Quello tra Europa e Turchia è un rapporto che vive tra alti e bassi. Ankara è stata per decenni la colonna portante della Nato in Medio Oriente e si è discusso a lungo la possibilità di un’entrata della Turchia anche nell’Unione europea.
La Francia si è sempre opposta a una “Turchia europea” e la conseguenza è stata quella che lentamente Erdogan, nell’ultimo decennio, ha guardato sempre più con insistenza a Est. I transalpini hanno sempre avuto il timore che se Ankara dovesse entrare dentro l’Unione europea, la Francia perderebbe quel potere che ancora detiene. Lo stesso Europarlamento avrebbe infatti nella delegazione turca una rappresentanza pari a quella tedesca e superiore a quella francese e italiana, perché ormai la Turchia sta per raggiungere la soglia degli ottanta milioni di abitanti (ogni Stato ha infatti nel Parlamento europeo un numero di deputati corrispettivi al numero di abitanti). Questo rifiuto europeo ha avuto la conseguenza di allontanamento della Turchia dall’Europa stessa.
Con le rivolte arabe la Turchia è stata presa spesso a modello come democrazia islamica, ma ora è proprio una rivoluzione a mettere in crisi Erdogan. Se il primo ministro continuerà a usare la forza, i problemi turchi diventerebbero sempre più seri, non solo per lo stesso Paese, ma anche in generale per tutto il Medio Oriente.