Sarebbe emersa una volta per tutte la verità sulla morte di Yuri Gagarin, primo uomo nello spazio; non fu né un attacco di panico, né un bicchiere di troppo, come si ipotizzò in passato, a causarne la morte quel 27 marzo del 1968, quando stava volando sui cieli di Mosca a bordo di un Mig-15, in una delle sue tante missioni. E’ stato Aleksey Leonov, pilota esperto, amico di Gagarin e membro della commissione d’inchiesta che portò a termine l’indagine a raccontare al quotidiano Russia Today come andarono le cose: si trattò di una manovra sbagliata effettuata da un altro aereo che non si sarebbe dovuto trovare in quello spazio di cielo percorso da Gagarin. Il quale, per evitarlo, virò bruscamente, per poi ritrovarsi intrappolato in una picchiata in avvitamento ormai ingestibile. Un incidente aereo, in sostanza, che l’aviazione sovietica preferì occultare al mondo. A quei tempi, la Russia era in procinto di battere gli Usa sul terreno tecnologico e un simile errore sarebbe risultato inammissibile. Si preferì imputare l’accaduto all’orchestrazione di un complotto da parte degli americani. Leonov, in ogni caso, non ha voluto fare il nome del pilota reo della procedura sbagliata.



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