Giuliano Delnevo non ha fatto in tempo a morire, combattendo la guerra per la liberazione della Siria dal regime di Assad, che già in molti lo avevano etichettato come “terrorista” e affiliato di Al Qaeda. Una scelta inedita, quella di un ragazzo che a 20 anni, nel 2008, decide di convertirsi all’Islam, e lo fa in modo attivo: messaggi sui blog, video caricati in rete nei quali leggeva sure del Corano, persino il cambio del nome in Ibrahim, fino alla partenza per il Medio-Oriente per combattere chi opprimeva un popolo cui Giuliano-Ibrahim non apparteneva, ma del quale aveva abbracciato, chissà per quale motivo, la religione con tutto il suo corredo ideologico. Ma, dopo la sua morte, una paura che serpeggia in Italia: “decine di nostri connazionali convertiti e partiti per combattere in Siria”, fanno sapere alcune fonti e altre riferiscono anche il fatto che il giovane genovese rimasto ucciso fosse tenuto d’occhio dai servizi segreti e indagato per terrorismo. Ma non per questo, dice Massimo Introvigne, fondatore e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni, Delnevo è da ritenere necessariamente un folle jihadista pronto ad arruolare estremisti in Occidente.



Perché sostiene l’ipotesi che Delveno potrebbe non essere un estremista?
Per noi, il terrorista islamico “classico”, imbraccia le armi o usa le bombe contro Occidente, mentre Delnevo ha partecipato a un combattimento contro il regime in Siria che è condiviso da più ideologie e da uno spettro molto ampio di formazioni. Quindi il fatto che qualcuno vada contro Assad, non significa necessariamente che simpatizzi per Al Qaeda.



La sua allora è semplicemente la storia di un ragazzo che si è convertito all’Islam.
Sì, un ragazzo che si è convertito all’Islam e ha deciso di combattere contro Assad vedendo in questa guerra una causa nobile per i sunniti, per la quale battersi e nella quale provare a coinvolgere altre persone. Nella guerra civile siriana, poi, le formazioni che operano sono così tante che è inevitabile che ce ne sia qualcuna “estrema”, che inneggia a Bin Laden, ma le ripeto: in uno spettro così vasto di persone è normale che siano presenti tutti le sfumature dell’Islam.

E lo stesso si potrebbe dire per l’Italia?
Esatto: nelle file degli immigrati nel nostro Paese ci sono tutte le forme dell’Islam, da quella più pacifica a quella degli estremisti. Ed è normale che in Italia, dove l’Islam conta un milione e mezzo di persone, ci siano “fedeli” di un po’ tutti i tipi.



Invece, per quanto riguarda le conversioni di italiani all’Islam, è vero che i dati sono allarmanti?
Io non ci vedo nessuna emergenza, soprattutto perché bisogna distinguere da conversione a conversione. Su 10mila nuovi islamici italiani convertitisi in totale, la maggior parte hanno abbracciato la religione di Maometto per motivi “burocratici”, soprattutto per poter sposare senza problemi un ragazzo o una ragazza islamica. Poi ci sono i convertiti “genuini”, religiosamente motivati, e tra questi potrebbe esserci qualche estremista, ma i numeri sono davvero bassi: si va da qualche unità a qualche decina al massimo.

Ma in che modo a un occidentale può venire in mente di convertirsi all’Islam?
Sembra strano ma la maggior parte degli italiani convertiti in modo autentico all’Islam provengono da ambienti di estrema destra ed estrema sinistra che nelle loro attitudini polemiche vengono colpiti da un’ideologia romantica dell’Islam, visto come un grande movimento che lotta contro gli imperialismi, la globalizzazione e il “cattivo” Israele.

E si convertono dopo aver incontrato qualche musulmano particolarmente carismatico?
Non saprei, anche se credo che il web in questi casi abbia una certa rilevanza, dal momento che si può conoscere chiunque e qualsiasi cosa anche senza incontrarlo fisicamente. Ma niente allarmismi sulla pericolosità di internet: la cosa più intelligente che possiamo fare, noi italiani, è imparare a convivere con l’Islam e con tutte le sue sfumature. 

(Maddalena Boschetto)