Continuano le proteste che dal 28 maggio stanno infiammando la Turchia: nate dopo al decisione del governo di demolire il Gezi Park ad Istanbul, per poter costruire un centro commerciale sono poi sfociate in una lunga serie di manifestazioni volte a rivendicare i diritti del popolo turco, prima pacifiche e poi sempre più intense. La polizia, per placare gli animi dei manifestanti, ha infatti iniziato a caricare la folla con manganelli, lacrimogeni e persino con le armi, tanto che i morti accertati degli scontri a una settimana dall’inizio dei disordini è salito a quota tre. Dopo Ethem Sarisuluk, un giovane deceduto ad Ankara in seguito a un colpo di arma da fuoco che lo ha colpito alla testa e un 20enne investito da un taxi finito contro la folla, è deceduto Abdullah Comert, 22enne raggiunto da un proiettile nel sud del Paese. Ma le morti di questi ragazzi non hanno fermato l’impeto dei manifestanti che continuano la loro lotta contro il governo, cantando persino la canzone simbolo dei partigiani italiani, “Bella ciao”, trasformata per l’occasione nell’inno di protesta dei giovani turchi. A parte la nostrana canzone “rossa”, non sembra però che l’Italia sia in alcun modo coinvolta negli scontri: secondo le sedi diplomatiche in Turchia, infatti, non ci sarebbero, per il momento, italiani coinvolti e feriti nella rivolta. L’Ambasciata e il Consolato italiano invitato in ogni caso alla massima prudenza e a “evitare le zone dove si svolgono manifestazioni, in particolare a Istanbul e Ankara”.