Chi più, chi meno, abbiamo tutti qualche scheletro nell’armadio. I meno irreprensibili dietro le ante nascondono addirittura un ossario e pur non arrivando a questi livelli, non sono molti quelli possono dire di non avere sulla coscienza nemmeno un peccatuccio veniale, che, pur essendo robetta da poco, si preferirebbe tenere ben nascosto per sempre. Peccato solo che adesso migliaia di americani tremano all’idea che la National Security Agency abbia messo sotto controllo non solo le loro carte di credito, ma persino telefonate private, caselle mail e social network. Il Wall Street Journal ha infatti rivelato come l’agenzia, nell’ambito di indagini antiterrorismo, abbia analizzato senza farsi troppi problemi i dati e le spese dei cittadini americani, allargando, con il programma segreto Prism, in atto dal 2007, la sfera di ingerenza nella privacy degli stessi. Uno scandalo in cui l’attuale presidente Obama c’entra poco – l’idea fu di George W. Bush – ma che l’ha travolto in pieno, rendendolo oggetto delle ire di tutte quelle persone che si sono sentite “spiate”: dalla certezza che le carte di credito fossero sotto osservazione, in molti sono passati al sospetto che ogni mossa telematica possa essere stata intercetta da qualcuno. Sgomento, terrore e rabbia: i cittadini si sono sentiti traditi dallo stesso presidente che pochi anni fa avevano salutato come un Messia. Non ha caso il New York Times ha titolato a lettere cubitali che Obama “ha perso ogni credibilità” e lui si è visto costretto a indire una conferenza stampa nella quale ha rassicurato chi teme di essere stato oggetto di un “Big Brother” di dimensioni epocali, sostenendo che nessuno abbia registrato o ascoltato le telefonate degli americani, né tracciato le loro mail e le loro attività su internet. Ma i guai per il leader democratico sembrano non essere finiti, perché sui media d’Oltreoceano continuano a rimbalzare clamorose rivelazioni di fonti pronte a giurare che i servizi segreti abbiano avuto accesso ai dati forniti da Microsoft, Yahoo, Google e Facebook, con il permesso di visionare chat video e audio, fotografie, email e documenti degli utenti con il fine di individuare persone sospette e terroristi. Un’operazione non del tutto efficace, se si pensa al recente attentato alla maratona di Boston.