I disordini che in Egitto hanno portato a quindici morti e centinaia di feriti stanno raggiungendo l’ennesimo apice di tensione. L’esercito egiziano ha dato un ultimatum al presidente Mohammed Morsi: 48 ore entro le quali individuare un accordo con l’opposizione. Non dovesse riuscirci, sarà l’esercito stesso ad assumere il controllo della situazione e ad individuare una road map per uscire dall’impasse. PIazza Tahrir ha accolto la notizia con un boato. Non si può dire ovviamente altrettanto dei Fratelli Musulmani, di cui il partito al potere è loro emanazione. Il movimento politico islamista ha, dal canto suo, proposto un referendum popolare sulla destituzione di Morsi. Resta il fatto che il suo esecutivo si sta sgretolando. Oggi sono quattro i ministri che si sono dimessi. Contestualmente ha rassegnato le dimissioni anche il consigliere militare del presidente, Sami Anan, e lo ha fatto proprio come gesto di solidarietà nei confronti dei manifestanti che chiedono elezioni anticipate. Intanto, il presidente Usa Barack Obama, dicendosi preoccupato per la situazione, ha sottolineato come «tutte le parti devono dar prova di contegno» e ha aggiunto che «che non si può parlare di manifestazioni pacifiche quando ci sono aggressioni contro le donne».
Foto di Wael Hanna
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