E’ un vero e proprio ultimatum quello che l’esercito egiziano ha mandato al presidente egiziano Morsi, al centro di fortissime contestazioni da parte dell’opposizione che ne chiede le dimissioni. Proteste che durano da mesi, da quando Morsi ha dato il via a una riforma autoritaria della costituzione, e giunte al loro apice in questi gironi in cui si ricorda un anno dall’elezione dello stesso Morsi, espressione politica dei Fratelli musulmani e che secondo l’opposizione starebbe cercando di trasformare il paese in uno stato islamico. Opposizione che ha raccolto nelle ultime settimane ben 22 milioni di firme per chiederne le dimissioni o nuove elezioni. Morsi ha già fatto sapere di rifiutare le dimissioni e adesso l’esercito, che in Egitto è sempre stato l’ago della bilancia (ricordiamo il regime di Mubarak sostenuto per anni proprio dai militari) ha lanciato il suo ultimatum, preoccupato dell’escalation di violenze e morti che si sono registrate nelle ultime ore. A Morsi vengono date 48 ore di tempo per trovare una soluzione con l’opposizione, altrimenti presenteranno una “road map” che controlleranno personalmente. La stessa opposizione aveva dato un ultimatum al presidente, per domani alle ore 17: la minaccia era quella di una campagna di assoluta disobbedienza civile. Intanto oggi si sono dimessi ben cinque ministri del governo, quelli del Turismo, dei Rapporti col parlamento, delle Telecomunicazioni, dell’Ambiente e delle Risorse idriche dicendo di volersi unire ai manifestanti e di essere contrari alla politica del governo. In questo contesto continuano gli scontri: assalito oggi il quartier generale dei Fratelli musulmani e dato alle fiamme.