Radovan Karadzic, ex Presidente della Repubblica serba di Bosnia, uno dei protagonisti della guerra civile che devastò l’ex Jugoslavia negli anni 90, dovrà sottoporsi a processo con l’obbligo di rispondere a undici capi di imputazione tra cui il genocidio. Lo ha deciso la Corte d’appello del tribunale penale internazionale dell’Aja annullando così l’assoluzione in primo grado. Tra le gravissime accuse per Karadzic quella di genocidio effettuato nella città di Srebrenica, quando circa 8mila bosniaci di appartenenza islamica vennero trucidati. Neanche a farlo apposta, proprio oggi, giorno della sentenza cade il diciottesimo anniversario della strage. L’ex prudente della Bosnia filo-serba fu catturato solo nel 2008: aveva trascorso 12 anni in latitanza. Quattro anni dopo, nel 2012, era stato assolto dalle accuse di genocidio in altre località, ma non era stato assolto per quello di Srebrenica. Tra i suoi crimini anche quello di aver guidato l’assedio di Sarajevo. Quella di Srebrenica è considerata la più grave strage di civili dai tempi della seconda guerra mondiale: oltre 2mila morti non sono ancora stati identificati. I resti di molte vittime infatti furono trovati in fosse comuni di circa trecento corpi, i cui resti erano mischiati e spesso irriconoscibili. 



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