Polemiche a Hebron, in Cisgiordania, per un video diffuso recentemente che mostra l’arresto di un bambino di appena cinque anni da parte dell’esercito israeliano. Il piccolo è stato trattenuto per due giorni e tenuto in custodia insieme al padre per due ore, dopo che aveva lanciato un sasso contro un’automobile di coloni. A pubblicare il video e a denunciare l’accaduto è stato il gruppo umanitario israeliano Betezlem che ha immediatamente chiesto spiegazioni alla magistratura militare, senza però ottenere ancora una risposta.



Il bambino si chiama Wadi Maswadeh e l’incidente, fa sapere ancora Betzelem, è avvenuto nei pressi delle Tomba dei Patriarchi. Nelle immagini si vede chiaramente il bambino che, in lacrime, viene fatto salire su una jeep da sette soldati dello Stato ebraico: inizialmente viene trattenuto per circa un’ora, poi condotto a casa e fermato per un’altra mezz’ora insieme al padre, bendato e ammanettato dai soldati. L’episodio si è quindi concluso con la consegna di Wadi ad alcuni agenti della sicurezza palestinese, che hanno interrogato lui e il padre, successivamente rilasciati. Il gruppo umanitario ha annunciato di aver scritto urgentemente al consulente legale per la Giudea e Samaria, chiedendo spiegazioni riguardo l’accaduto.



In Cisgiordania l’età minima di responsabilità criminale è di 12 anni, quindi, fanno sapere dall’associazione, detenere in questo modo un bambino di appena cinque anni non ha alcuna giustificazione legale. Il direttore di Betzelem, Jessica Montell, ha commentato duramente l’episodio: “Il filmato mostra chiaramente che questo non è stato un errore fatto da un singolo soldato, ma piuttosto un comportamento che è stato ritenuto ragionevole da tutti i militari presenti, tra cui anche alcuni alti ufficiali”.

L’esercito israeliano, dal canto suo, si è scagliato contro la Ong per aver pubblicato le immagini e denunciato il fermo del bambino: “E’ riprovevole che Betzelem scelga di divulgare alla stampa in maniera tendenziosa filmati del genere, prima ancora di aver chiarito la vicenda con l’esercito”, ha spiegato un portavoce militare. “Dopo il lancio di sassi – ha detto ancora – una nostra unità ha fermato il bambino, lo ha consegnato ai genitori e ha passato la questione alla polizia palestinese”. Non è comunque la prima che a Hebron avvengono simili episodi: nel marzo di quest’anno, ad esempio, altri giovani studenti palestinesi erano stati fermati e arrestati lungo la strada che porta verso la loro scuola. I militari israeliani avevano trattenuto ragazzi tra i 7 e i 15 anni, anche alla presenza di alcuni loro genitori. Anche in quel caso il fatto era stato denunciato da Betzelem che aveva definito “inaccettabili” gli arresti di massa di bambini. Qualche tempo prima, invece, un altro video mostrava un soldato israeliano strattonare con forza un bambino, mentre un altro gli rifilava un calcio nel sedere: il teatro dell’episodio era, ancora una volta, la città di Hebron, da tempo caratterizzata da forti tensioni tra israeliani e palestinesi. Come sempre, era stata un’associazione israeliana che si occupa dei diritti umani a raccogliere le immagini, poi pubblicate dal sito indipendente israelo-palestinese 972mag.com.



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