Ghulam Azam, anziano leader spirituale del partito islamico Jamaat-e-Islami, di cui in passato è stato anche presidente, è stato condannato da un tribunale speciale a 90 anni di carcere per le atrocità commesse nel 1971 contro la popolazione locale durante la guerra per l’indipendenza dal Pakistan. Azam, 91 anni, è stato riconosciuto colpevole di tutti i cinque capi d’accusa di cui era accusato, tra cui cospirazione, progettazione, incitamento alla violenza e contributo al genocidio e a crimini contro l’umanità. Il suo avvocato difensore, Sultan Mahmud, ha confermato che il leader spirituale “è stato condannato a 90 anni di carcere, tutta la sua vita”. Si temono adesso nuovi scontri tra la polizia e i sostenitori dell’islamista, dopo quelli già avvenuti di recente al termine dei quali sono rimasti feriti due giornalisti nel distretto di Dhalpur, a Dhaka, quindi la tensione rimane molto alta. Già nel gennaio scorso, nel Paese si erano verificate violente proteste dopo la condanna alla pena capitale di Abdul Kalam Azad, anche lui per crimini contro l’umanità. Da tempo, infatti, il Tribunale speciale internazionale per i crimini di guerra ha avviato una vasta ricerca con l’obiettivo di rintracciare e punire coloro che si sono resi protagonisti delle atrocità commesse durante il sanguinoso conflitto.