Nonostante le proteste internazionali, il sistema giudiziario di Hamas a Gaza ha emesso due nuove condanne capitali. Dopo il caso dell’uomo palestinese riconosciuto colpevole di collaborazionismo con Israele, e per questo condannato all’impiccagione poco meno di un mese fa, altre due sentenze tornano a far discutere: la Corte Suprema di Gaza ha condannato a morte (sempre tramite impiccagione) un uomo considerato colpevole di un duplice omicidio (una delle vittime era un bambino di 10 anni), mentre la seconda sentenza riguarda un abitante della località di Khan Yunis, risultato responsabile dell’assassinio di un cambiavalute. Secondo il rapporto 2013 delle associazioni Nessuno tocchi Caino e Amnesty International, dall’inizio dell’anno sono almeno sei le persone condannate alla pena di morte dalla Corte Suprema di Gaza, soprattutto per motivi politici. L’uomo condannato a morte verso la fine di giugno, ad esempio, era stato accusato di aver collaborato con Israele, “l’occupante sionista”, come annunciato da Islam Shawan, portavoce del ministero dell’Interno di Hamas. Si trattava della quinta sentenza capitale pronunciata a Gaza dall’inizio del 2013.