Condanna all’ergastolo per un ragazzo cristiano pachistano: lo ha deciso il tribunale che ha giudicato Sajjad Masih. Secondo le accuse il giovane avrebbe mandato via telefonino degli sms ingiuriosi sull’islam ad alcuni musulmani. Tutto da provare naturalmente perché si sa come in Pakistan la severissima legge sulla blasfemia viene applicata in modo molto tendenzioso: bastano accuse non provate per far condannare le persone. Spesso le accuse sono costruite a tavolino in modo tale da portare via alle famiglie degli accusati i loro terreni. Masih intanto dovrà scontare la galera a vita oltre a pagare una multa di 200mila rupie, circa 2mila dollari. Il giovane era in attesa del processo da circa un anno, quando era stato arrestato: secondo le accuse la polizia lo aveva identificato risalendo al telefonino da cui erano partiti gli sms. Ma il telefonino non era intestato a lui, ma a una ragazza, anche lei cristiana, residente in Inghilterra, che si era rifiutato di sposare un altro cristiano pachistano, anche lui residente in Inghilterra, come volevano invece i genitori. Secondo la conclusione delle indagini, la polizia ha detto che Masihaveva usato il cellulare della ragazza per metterla in difficoltà, quindi per vendicarsi. Ma in realtà a lanciare quegli sms “blasfemi” sarebbe stato l’altro giovane, quello che vive in Inghilterra, che si era impadronito della card della ragazza, volendo così vendicarsi di tutti e due. Si tratterebbe del primo caso di blasfemia via sms: Masih ha 28 anni e appartiene alla comunità cristiana Avventista del settimo giorno. L’avvocato cattolico che ha seguito il caso ha espresso sorpresa per la pesantissima condanna in quanto, ha detto, non c’era alcuna prova a carico del condannato. Inoltre gli agenti di polizia che hanno registrato la denuncia e trattato il caso non erano competenti per indagare su un caso di blasfemia: possono farlo solo ispettori di un certo grado.