Furore israeliano per la decisione dell’Unione Europea che obbliga i paesi membri a non cooperare in alcun modo con gli organismi israeliani nei territori occupati, la Cisgiordania e Gerusalemme est. Tutto l’arco politico israeliano, dalla maggioranza all’opposizione, si è scagliata contro una decisione che viene definita “una mossa stupida per rafforzare il senso di assedio e allo stesso tempo mantenere aperte le trattative con Abbas”, il presidente palestinese. Una scelta di campo, dunque, che viene considerata contro Israele e a favore della Palestina e che allontanerà ogni prospettiva di dialogo per la pace. Nella direttiva si fa obbligo di sospendere ogni collaborazione a “tutti i finanziamenti, la cooperazione, e la concessione di borse di studio, assegni di ricerca e premi” alle realtà israeliane che si trovano nei territori considerati occupati da Israele. Per il viceministro degli esteri israeliano tale decisione alimenta il rifiuto palestinese a tornare ai negoziati di pace, mentre il leader dell’opposizione dice che tutto questo aumenterà l’isolamento di Israele creando una minaccia strategica. “E’ un peccato che invece di sostenere gli sforzi degli americani’per riprendere i negoziati [fra Israele e palestinesi], l’Unione europea si sta concentrando sulle sanzioni e boicottaggi”, ha aggiunto. Per il ministro delle finanze, una decisione “miserabile” che allontana la pace. Ma c’è anche qualcuno all’interno del governo israeliano che vede la decisione europea come una sorta di cartellino rosso verso Israele, per costringerli a bloccare la costruzione di nuovi insediamenti nei territori occupati. 



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