Catherine Ashton, alto rappresentante per la diplomazia Ue, lunedì proporrà al Consiglio esteri l’inserimento di Hezbollah nella black list delle organizzazioni terroristiche. La scelta nasce in seguito all’attentato di un anno fa in Bulgaria contro un autobus sul quale si trovavano dei cittadini israeliani. La presidenza del Libano ha però chiesto all’Ue di ripensarci, definendo Hezbollah come “una componente essenziale della società libanese”. Ilsussidiario.net ha intervistato il giornalista libanese Camille Eid.



Ritiene che la scelta di inserire Hezbollah nella black list avrà ripercussioni sul vicino conflitto siriano?

Inserire Hezbollah nella black list non cambierà l’attuale rapporto di forza in Siria. E’ chiaro però che la vicenda siriana ha influenzato e influenzerà le decisioni dell’Unione Europea in merito a Hezbollah. Fino a qualche mese fa alcuni Paesi Ue erano restii ad adottare questa misura, richiesta da Bulgaria, Israele e Stati Uniti. In particolare Francia e Germania predicavano moderazione nel criticare il movimento sciita.



Che cosa è cambiato da allora?

Oggi che lo stesso segretario generale Hassan Nasrallah ha ammesso ufficialmente la partecipazione di Hezbollah alla guerra in Siria, Parigi e Berlino si sono allineate con la posizione di Israele. Gran Bretagna e Olanda avevano già inserito in passato Hezbollah nell’elenco delle organizzazioni terroristiche, mentre restano alcuni Paesi più riluttanti come Austria, Repubblica Ceca e Irlanda.

Quali possono essere le conseguenze dell’inserimento di Hezbollah nella black list?

Si tratta di una decisione grave che peserà innanzitutto sulla politica libanese. Il Libano da alcune settimane ha un governo dimissionario, in seguito a una crisi provocata dalla stessa Hezbollah. Il premier incaricato di formare il nuovo governo, Tammam Salam, non riesce però a trovare un accordo. Definire Hezbollah come organizzazione terroristica significa inserire indirettamente nella black list lo stesso governo libanese, che sta lavorando al progetto di una maggioranza di concordia nazionale.



Quindi il voto Ue sarebbe controproducente?

L’Ue rischia di intralciare gli sforzi del governo di Beirut che sono comunque già difficili in partenza. A destare la meraviglia dei libanesi è la distinzione operata dall’Ue, e non solo, nel parlare di ala politica e ala militare di Hezbollah, mentre nei fatti esiste un’unica organizzazione. Una decisione di una tale importanza porterebbe alla destabilizzazione dell’intero Libano, che già si trova a un passo da una nuova guerra civile. Le tensioni tra sciiti e sunniti sono arrivate al massimo livello, con scontri che si sono verificati a Sidone. I gruppi salafiti si stanno inoltre espandendo come una forma di reazione allo strapotere di Hezbollah, e quindi il Paese si trova a un passo dal baratro.

 

Quali effetti produrrebbe un Libano destabilizzato per l’intero Medio Oriente?

La prima conseguenza sarebbe quella di avere due Paesi confinanti, Siria e Libano, in una guerra che assume sempre di più dei connotati confessionali. Ricordo che Hezbollah è un movimento sciita, e i sunniti non attendono altro che di poter dire che si tratta di un’organizzazione terroristica. Ciò avrebbe dei collegamenti con la Siria, dove gli alawiti cui appartiene Assad sono a loro volta sciiti. In Iraq inoltre ci sono continue tensioni e sit-in da parte della popolazione sunnita che accusa il governo centrale di fare soltanto gli interessi della comunità sciita. Si tratta di una catena di conflitti trasversali che rischiano di trasformarsi in una guerra generalizzata in grado di travolgere l’intero Medio Oriente.

 

(Pietro Vernizzi)