Nella notte sono state prese d’assolto due carceri irachene nei pressi di Baghdad, quella di Taji e quella più tristemente nota per le torture inflitte dai prigionieri da parte delle forze americane di Abu Ghraib. In seguito al blitz sono evasi circa 500 detenuti, a quanto ha riferito Hakim al Zamili, membro della commissione sicurezza e difesa del Parlamento iracheno. Un portavoce del Partito Unitario Curdo, invece, si è detto convinto che le evasioni ammontino tra le 500 e le 1.000 unità. Molti dei detenuti fuggiti sono membri di Al Qaeda. La maggiore parte dei prigionieri era stata condannata per aver infranto la legge antiterrorismo del Paese. Nell’attacco sono morte 41 persone. Venti tra le vittime erano agenti penitenziario o poliziotti, 21 erano carcerati. Gli assaltatori hanno attaccato i complessi lanciando, inizialmente, dei colpi di mortaio. In seguito si sono immolati sei kamikaze, ovvero tre uomini bomba per prigione. Questi si sono avvicinati alle porte, mentre una raffica di colpi di armi leggere e medio-pesanti gli faceva da protezione. Mentre era in corso lo scontro, i galeotti hanno incendiato lenzuola e mobili. Sembra che l’attacco non fosse del tutto inatteso, ma che già da tempo alcuni esponenti di Al Qaeda in Iraq avessero fatto trapelare l’intenzione di far saltare il sistema giudiziario nazionale.



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