Il gesuita italiano padre Paolo Dall’Oglio è scomparso nella zona di Raqqa nel Nord della Siria. Secondo alcuni attivisti, sarebbe stato rapito dalla milizia dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante, che gravita nell’orbita di Al Qaeda. La Farnesina per ora non conferma le voci diffuse. Il sacerdote ha vissuto per 30 anni in Siria, dove è stato in prima linea nel dialogo tra cristiani e musulmani. Dopo l’inizio della rivolta si è schierato contro Assad ed è stato espulso. Di recente era tornato nel Paese, spiegando su Facebook: “Pregate per me, perché abbia una buona fortuna in questa missione per la quale sono venuto qui”. Ilsussidiario.net ha intervistato Amedeo Ricucci, giornalista Rai che lo scorso aprile era stato a sua volta fermato per accertamenti da parte della milizia dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante mentre si trovava nel Nord della Siria.
Che cosa ne pensa della notizia sul presunto rapimento di padre Dall’Oglio?
Al momento non ci sono elementi che vadano a suffragare l’ipotesi di un rapimento. Concordo completamente con la Farnesina la quale invita gli organi di stampa alla prudenza, per evitare di mettere benzina sul fuoco. Purtroppo le testate italiane, che d’estate non hanno notizie cui aggrapparsi, cercano come si dice in gergo di “ravanare nel manico”. Di Siria non si parla mai, nonostante ci siano centinaia di morti al giorno e stragi orribili che andrebbero denunciate. Appena si trova un appiglio strappalacrime come il presunto rapimento di un italiano, subito si incomincia a insistere sulla notizia.
Chi c’è veramente dietro la sigla dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante?
Lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante è una delle due organizzazioni legate ad Al Qaeda presenti in Siria. Ha fatto la sua comparsa nei giorni del rapimento mio e degli altri tre colleghi italiani lo scorso aprile. Il gruppo che ci aveva sequestrati apparteneva a Jabhat al-Nusra ed è quindi passato nei ranghi dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Al momento è però difficile avere una mappatura completa delle galassia jihadista internazionale che opera nel Paese.
Com’è la situazione in Siria in questa fase?
La situazione è molto confusa, ci sono diverse formazioni che cambiano nome e affiliazione ed esiste una battaglia in corso per l’egemonia all’interno dei gruppi stranieri che operano in Siria. Sono in corso combattimenti in tutto il Nord del Paese, in particolare nella zona curda fra le milizie curde e quelle qaediste. La zona di Raqqa, dove si trovava padre Paolo Dall’Oglio nei giorni scorsi, in passato ha visto il verificarsi di violenti scontri tra l’Esercito Siriano Libero e le brigate di Jabhat al-Nusra. Il sacerdote gesuita da tempo opera per la pacificazione e il dialogo anche all’interno delle formazioni combattenti e non escludo che sia andato lì per tentare un’opera di mediazione.
Il suo rapimento è un caso o è stato dettato da motivi particolari?
A questa domanda non provo nemmeno a rispondere perché in questa vicenda ci sono ancora troppi margini di incertezza.
Lei conosce personalmente padre Dall’Oglio?
Sì. Almeno da 20 anni padre Dall’Oglio è impegnato nel dialogo ecumenico tra cristiani e musulmani. Io lo ho incontrato diverse volte, prima a Damasco nell’ultimo periodo prima che fosse espulso e in seguito a Roma. Siamo in contatto via e-mail e via Skype tutte le settimane e ci confrontiamo su tutto ciò che avviene in Siria. Insieme facciamo parte di quel manipolo di persone che si occupano di Siria, mentre tutto il mondo snobba una situazione vergognosa che ha già prodotto 100mila morti.
A distanza di tre mesi, come ricorda la vicenda del rapimento vissuto in prima persona per opera della stessa formazione che avrebbe catturato padre Dall’Oglio?
Quanto mi è successo rientra nella logica del mestiere di giornalista. Può capitare che si venga fermati per controlli, anche se a noi è avvenuto per ben 11 giorni, un periodo relativamente lungo. Il nostro sequestro era comunque il segno di un imbarbarimento della situazione nel Nord della Siria. Quest’area del Paese già nell’aprile scorso era sempre più fuori dal controllo dell’Esercito Siriano Libero per l’intervento di più gruppi armati internazionali come Jabhat al-Nusra. La situazione è andata deteriorandosi nel giro dei mesi e lo dimostrano gli scontri attuali nel Nord della Siria tra curdi e Jabhat al-Nusra o tra Jabhat al-Nusra e le Brigate dell’Esercito Siriano Libero.
(Pietro Vernizzi)