Alle 19 di ieri sera, in seguito al fallimento dei negoziati con l’esercito, Mohamed Morsi è stato informato dai militari di non essere più il presidente dell’Egitto. E al Cairo, in piazza Tahrir, tra le migliaia di manifestanti è esplosa la festa. Le forze di sicurezza egiziane hanno fatto sapere di aver tratto in arresto il leader del partito dei Fratelli musulmani, Saad el Katatni, insieme al capo dei parlamentari del medesimo partito, al Bayumi. La costituzione è stata sospesa e i poteri sono temporaneamente andati al presidente della Corte costituzionale, che seguirà gli affari correnti fino all’elezione di un nuovo presidente. Anche Morsi, secondo quanto riferito da un alto funzionario militare, è al momento trattenuto in modo preventivo e potrebbe essere perseguito. Resta però ancora alto il rischio di una guerra civile: secondo quanto riferito da media di Stato, sono almeno dieci le persone che avrebbero perso la vita negli scontri ad Alessandria d’Egitto e in altre città. Cinquanta, invece, sarebbero i feriti. Il presidente americano Barack Obama si è detto “preoccupato gravemente per la decisione delle forze armate egiziane di destituire il presidente Morsi e di sospendere la costituzione”. Gli Stati Uniti, ha aggiunto, si attendono “che in questa fase di incertezza i militari rispettino i diritti di tutti, incluso il diritto a manifestare pacificamente. Li chiamo a restituire l’autorità di governo nella sua pienezza ad un governo civile e democraticamente eletto attraverso un processo trasparente e inclusivo. Ogni arresto arbitrario va evitato, incluso quello del presidente Morsi o dei suoi sostenitori”.