Nei momenti drammatici in cui scadeva l’ultimatum delle forze militari, ilsussidiario.net ha parlato con padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana. Erano le prime ore di ieri sera, mentre i carri armati prendevano posizione nelle strade e i soldati occupavano la televisione di Stato. Poi le notizie confuse e ufficiose dall’Egitto: Morsi che proponeva un governo di coalizione con le forze di opposizione, il divieto di espatrio per il presidente egiziano, gli arresti domiciliari per Morsi. “Tutti i media europei parlano in modo errato della situazione egiziana. Dicono che il paese è diviso in due, ma questo è falso: solo il 15 per cento degli egiziani sostiene Morsi, mentre l’85 per cento vuole che se ne vada, cattolici inclusi” ci ha detto Padre Greiche. Nel momento in cui abbiamo parlato con lui, si era ancora in attesa di un comunicato ufficiale da parte dell’esercito: “Le forze armate stanno incontrando da diverse ore i responsabili religiosi, coopti e islamici e i leader delle forze di opposizione, si discute un accordo per il dopo Morsi, ma stiamo attenendo un comunciato ufficiale”. Attualmente Morsi risulta destituito e la Costituzione sospesa.
Davanti alla situazione egiziana, ci si domanda se i cattolici siano scesi anche loro in piazza. C’è stato un comunicato ufficiale della Chiesa cattolica egiziana al proposito?
Tutti i cristiani, cattolici e non, sono in piazza a sostenere la protesta contro Morsi. I miei parrocchiani ad esempio sono tutti a manifestare. Come Chiesa cattolica abbiamo rilasciato un comunicato ufficiale due giorni fa, un comunicato particolarmente importante.
Che cosa dice?
Abbiamo ringraziato l’esercito per la sua presa di posizione, per la richiesta a Morsi di dialogo con l’opposizione, e abbiamo chiesto specificatamente che l’esercito faccia tutto il possibile per evitare ulteriori e peggiori spargimenti di sangue.
Al momento, almeno qui in Europa, non è chiara la posizione dell’esercito: sostiene le proteste o mira a prendere il potere in modo autonomo?
L’esercito sostiene in modo deciso le proteste contro Morsi. Al momento è in atto un vero e proprio scontro, un confronto molto duro fra i capi dell’esercito e della polizia e la presidenza egiziana. L’esercito ha chiesto il dialogo, ma Morsi ha rifiutato l’ultimatum. Quale dialogo è possibile con una persona che ieri sera presentandosi alla televisione ha incoraggiato la guerra civile e lo spargimento di sangue? Anche i leader europei continuano a fare richiesta di dialogo, ma non è possibile il dialogo con chi promuove la guerra e la violenza. Noi tutti abbiamo incoraggiato Morsi ad andarsene in modo pacifico, ma lui non cede. Solo ieri ci sono state diciotto persone uccise, centinaia di feriti tra cui anche donne e bambini.
I cristiani e anche i cattolici sono dunque in piazza.
Siamo tutti presenti in piazza Tahrir e anche nelle altre località dove ci sono manifestazioni, soprattutto nell’alto Egitto, la zona del delta del Nilo, dove maggiore è la presenza dei cristiani.
Negli incidenti occorsi nelle ultime ore ci sono state situazioni problematiche per le chiese locali?
No, al momento no. Ho visto fotografie, che mi hanno colpito molto, di cristiani e musulmani abbracciati insieme sventolare la bandiera dell’Egitto.
Sicuramente ci state testimoniando una grande battaglia per la libertà.
I cristiani e tutto il popolo egiziano stanno testimoniando molte cose in queste ore. Vorremmo solo che i leader europei e quello americano facessero di più per convincere Morsi ad andarsene in modo pacifico, fermando la violenza e le morti che vediamo ogni giorno. In questo ultimo anno l’Egitto è stato trascinato da Morsi in un crollo totale dell’economia, della giustizia, della vita sociale. Non è possibile andare avari così.