L’Egitto ha un nuovo presidente ad interim, il cui compito sarà quello di traghettare il Paese fino alle prossime elezioni. Il capo della corte costituzionale egiziana, il giudice Adly Mansour, ha giurato ieri mattina dopo essere stato designato dai militari a succedere a Mohamed Morsi, deposto dal recente colpo di Stato. Nella sua prima dichiarazione pubblica, Mansour ha voluto chiarire che “i Fratelli musulmani sono parte della nazione”, invitandoli a “condividere la costruzione della nazione” e annunciando inoltre che si impegnerà per costruire un “Paese moderno, costituzionale, nazionale e civile”. Intanto, dopo il golpe militare, Morsi è tuttora trattenuto in isolamento presso il ministero della Difesa, mentre il suo staff rimane agli arresti in un edificio militare. IlSussidiario.net ha commentato quanto accaduto con Abdel Fattah, esponente di spicco dei Fratelli musulmani egiziani, il movimento cui appartiene l’ormai ex presidente egiziano Mohammed Morsi.
Cosa pensa di quanto visto in questi giorni?
Al di là del colpo di Stato, al di là del fatto che Morsi sia stato deposto nonostante fosse un presidente eletto democraticamente, credo che egiziani, musulmani, cristiani e forze islamiche debbano adesso guardare al futuro e unire i propri sforzi per ricucire il tessuto sociale dell’Egitto e garantire così una veloce riconciliazione.
Quanto potrà essere veloce?
Anche se il governo di Mohamed Morsi non è riuscito a creare un partenariato vero e solido con le altre forze politiche liberali e religiose, è giunta l’ora di ricostruire il Paese senza soffermarsi troppo sui dolori del passato. Bisogna anzi tentare di convincere i nostri cittadini ad andare alle elezioni parlamentari e presidenziali.
Crede che Morsi abbia commesso qualche errore in particolare?
Francamente avrei preferito che Morsi proponesse al popolo un referendum sulla possibilità di concludere o meno il mandato presidenziale, per evitare una situazione come quella che abbiamo visto che ha portato al colpo di Stato e all’espulsione del presidente. Gli errori sono ovviamente stati commessi anche dagli oppositori, quindi adesso tutte le parti coinvolte devono essere in grado di superarli e di ricostruire un Paese forte che possa abbracciare tutte le forze politiche, senza alcuna esclusione.
Qual è lo scenario che teme maggiormente?
Che gli uomini del regime di Mubarak, quei dittatori che per 30 anni hanno rubato e corrotto nel nostro Paese, tornino a cavalcare la nuova ondata della rivoluzione del 25 gennaio 2011 (che portò alla deposizione di Hosni Mubarak, ndr). Questo scenario sarebbe una vera catastrofe. Ovviamente non si possono mettere allo stesso livello il regime di Mubarak e il governo Morsi, ma in tutti i casi sono periodi che dobbiamo ormai lasciarci alle spalle per guardare al futuro. Attenzione però, perché in questa riconciliazione è necessario fare una cosa in particolare.
Cosa?
Condannare con fermezza ogni tipo di violenza, da qualunque parte provenga. Citando la poesia di Giuseppe Ungaretti “Una colomba”, D’altri diluvi una colomba ascolto: dopo questa ondata di rivolta, tutto tornerà alla normalità e piazza Tharir pian piano si svuoterà. Sarà però importante che gli oppositori non scelgano di provocare i sostenitori di Morsi.
Cosa intende?
Ricordo che, dopo la caduta di Mubarak, siamo tornati da Piazza Tahrir senza offendere alcun membro del suo regime o partito, ma lo abbiamo fatto senza gettare benzina sul fuoco. Oggi, invece, vedo molti oppositori prendersi gioco dei sostenitori dell’ex presidente, fino ad arrivare a sparare colpi di mitragliatrice fuori dalle abitazioni dei membri dei Fratelli Musulmani o di Libertà e Giustizia. Questo è un comportamento irresponsabile che non fa altro che spalancare la porta a reazioni altrettanto irresponsabili. Mi auguro quindi che l’esercito, come annunciato di recente, possa già da oggi avviare una necessaria riconciliazione.
(Claudio Perlini)