Sono scesi in piazza come avevano promesso e come li aveva autorizzati l’esercito, i sostenitori del deposto presidente Morsi. Si tratta degli appartenenti al partito dei Fratelli musulmani, fino a ieri il partito al potere e adesso decimato dagli arresti dei leader. Ma sono in tanti a manifestare in quello che è stato chiamato “venerdì del rifiuto”: alcune migliaia di loro hanno anche cercato di dare l’assalto all’edificio dove sarebbe detenuto Morsi, ma sono stati respinti. Gli incidenti più gravi ci sono stati vicino all’università del Cairo dove tre persone sarebbero state uccise, ma non è chiaro da chi. Si accusa l’esercito che dice invece di non aver sparato sulla folla. E’ apparso in pubblico invece Mohammed Badie, leader spirituale dei Fratelli musulmani di cui ieri si diceva fosse stato arrestato. Ha parlato al comizio che si è tenuto davanti alla moschea di Rabaa El Adaweya a Nasr City, periferia della capitale. Resteremo in strada a milioni, ha detto, fino a quando Morsi non tornerà al governo. “L’esercito deve restare lontano dalla politica e l’Egitto non conoscerà mai più il potere militare. Il golpe militare è nullo. Non ci sono alternative alla restaurazione di Morsi: l’unica sono le nostre vite” ha detto ancora. Ma intanto l’esercito ha sciolto il parlamento: il presidente ad interim, Adly Mansour, con un decreto costituzionale ha sciolto anche il Consiglio della Shura, la Camera alta (la Camera bassa era stata sciolta circa un anno fa dalle autorità militari poco prima dell’elezione di Morsi).