MOSCA – In un mondo che perde sempre più il senso della famiglia naturale, la Russia festeggia la Giornata della famiglia (“Festa della famiglia, dell’amore e della fedeltà”), con un’escalation di manifestazioni pubbliche in tutto il paese – festival, concorsi, giochi a premi, mostre e intrattenimenti per grandi e piccoli. Un evento che sembra andare totalmente in controtendenza a quanto sta avvenendo in tutto il mondo, tanto più se pensiamo ai duri net opposti da Mosca a parate e manifestazioni gay di ogni genere e tipo, o all’approvazione, l’11 giugno scorso, di una legge che vieta di far propaganda tra i minori di “rapporti sessuali non tradizionali”.
Una moralità ferrea, parrebbe, ma che per la verità ricorda la decisa affermazione, in epoca sovietica, “nel nostro paese non esiste la prostituzione”; c’era, in realtà, di tutto e di più, l’importante era salvare una facciata di integrità ideologica a cui tutti si accodavano – esattamente come nel caso dell’ortolano di Havel -sebbene in realtà non ci credesse nessuno. La stessa cosa rischia di avvenire oggi per la Festa della famiglia: lo Stato dipinge al paese una facciata dietro cui si celano in realtà scenari ben diversi e preoccupanti.
L’idea della Giornata della famiglia appartiene all’allora first lady Svetlana Medvedeva, che nel 2008 le ha associato come simbolo il fiore della camomilla. La festa in questi cinque anni è andata assumendo proporzioni sempre più vaste, e – almeno nelle grandi città – è annunciata e propagandata a caratteri cubitali da striscioni e manifesti. Nella sola Mosca, all’insegna della camomilla sono in corso oltre mille iniziative pubbliche, con circa 65mila partecipanti. In particolare, vengono conferite medaglie al merito “Amore e fedeltà” a 365 famiglie che sono unite da più di 25 anni, e l’onorificenza “Il vanto di essere genitori”, a coppie unite da almeno dieci anni e con più di cinque figli. In tutta Mosca queste coppie sono 29, ha reso noto Vladimir Filippov, vice-assessore alla cultura del comune, e riceveranno ciascuna un premio di 125mila rubli (circa 3mila euro).
Che cosa c’è, oltre alla camomilla, in questa festa? Nel calendario russo l’8 luglio cade una festa cara agli ortodossi – la festa dei santi coniugi Petr e Fevronija, antichi principi di Murom del XIII secolo, alle cui vite si intrecciano numerose e poetiche leggende – coniugi amorosi ed esemplari che al termine della vita presero i voti monastici non rinunciando, tuttavia, a farsi seppellire in un unico sepolcro; è forse l’unico esempio di santità coniugale proposta ai fedeli dalla Chiesa ortodossa russa.
In realtà, la famiglia in Russia avrebbe un estremo bisogno di modelli positivi perché l’istituto familiare qui è particolarmente fragile, devastato com’è stato per decenni dall’ideologia. In epoca sovietica gli affetti familiari erano guardati con sospetto laddove pretendevano di porsi al di sopra della “purezza dell’ideologia” e della fedeltà al partito, se non addirittura in conflitto con esse. Basti pensare che per decenni il modello proposto ai giovani è stato Pavlik Morozov, un ragazzino che non aveva esitato a denunciare suo padre e a farlo condannare, ed era per questo stato linciato (cioè “martirizzato”, nel linguaggio della propaganda) dagli abitanti del villaggio.
Con la perestrojka il vuoto ideologico non è mai stato colmato, e anche oggi, a venticinque anni di distanza, il vescovo Panteleimon, responsabile del Dipartimento della Chiesa ortodossa per la beneficenza e la pastorale sociale, in un’intervista rilasciata due giorni fa ha constatato amaramente: “La famiglia in Russia sta sfasciandosi sotto i nostri occhi. Il nostro paese occupa il primo posto per numero di aborti, cresce il numero di famiglie separate, aumenta il numero di coloro che decidono di non contrarre un vincolo matrimoniale stabile. Prosegue la massiccia ondata di divorzi, abbiamo più di mezzo milione di orfani e minori abbandonati dai genitori”. Tra l’altro, proprio per questo motivo la Chiesa ortodossa russa ha varato, proprio in concomitanza con la festa, una “Commissione per la famiglia e la tutela della maternità” che avrà il compito di coordinare l’opera di centri diocesani e parrocchiali di ascolto e di sostegno.