Non accennano a diminuire gli scontri in Egitto tra i sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi e le forze militari: nel governatorato di Fayoum, a circa cinquanta chilometri a sud de Il Cairo, i manifestanti hanno tentato di fare irruzione nella sede locale della sicurezza, ma la polizia è riuscita a disperdere la folla attraverso l’uso di lacrimogeni e alcune cariche: secondo quanto riferito dai Fratelli Musulmani, sarebbero almeno 28 le persone rimaste ferite e intossicate dal gas, tra cui anche un poliziotto. Altre 15 persone, tra sostenitori e oppositori di Morsi, sarebbero invece rimaste ferite negli scontri avvenuti nel governatorato di Sharqiya, mentre al Cairo circa diecimila egiziani sono scesi in piazza nel secondo giorno dell’Eid al-Fitr (la festa di fine Ramadan) per chiedere il reintegro dell’ex presidente. A causa delle numerose proteste, il Papa della Chiesa copta egiziana Tawadros II ha annunciato di aver cancellato ogni evento in programma questi giorni nella Cattedrale di San Marco al Cairo. Lo ha fatto sapere alla Bbc il vescovo Angaelos, il quale ha aggiunto che una bandiera di Al Qaeda è stata recentemente issata su una chiesa in Egitto mentre i fedeli si trovavano all’interno. Come ha spiegato anche Marta Petrosillo, portavoce di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, in un’intervista a Radio Vaticana, questo è uno dei segnali che mostrano quanto la comunità cristiana in Egitto possa diventare “il capro espiatorio del desiderio di vendetta dei Fratelli Musulmani”. Oltre alla bandiera di Al Qaeda issata sopra la Chiesa, infatti, “è stato ucciso un sacerdote nel Sinai e pochi mesi fa il caso emblematico di due bambini accusati di blasfemia e prima dell’avvento dei Fratelli Musulmani non si era mai parlato di accuse di blasfemia. Anche la nuova Costituzione è stata una ferita alla comunità cristiana: le Chiese cristiane hanno ritirato i propri rappresentanti dall’Assemblea Costituente perché il testo apriva a possibili discriminazioni”.