A seguito dei violenti scontri delle ultime ore che hanno causato la morte di almeno 149 persone, Mohammad El Baradei si è dimesso da vice presidente ad interim della Repubblica egiziana. Il Premio Nobel per la Pace lo ha annunciato in una lettera inviata al presidente Adli Mansour: “Presento le dimissioni dalla carica di vicepresidente e chiedo a Dio l’altissimo che preservi il nostro caro Egitto da tutto il male, e che soddisfi le speranze e le aspirazioni del popolo”. Intanto il governo egiziano ha dichiarato “lo stato d’emergenza dalle 14 ora di Greenwich” (le 16 in Italia) e “per la durata di un mese”, annunciando inoltre il coprifuoco che entrerà in vigore dalle 19 di oggi fino alle 6 del mattino. Dura la reazione della Casa Bianca, contraria al “ricorso alla violenza e allo stato d’emergenza”. Gli Stati Uniti, ha detto il vice portavoce Josh Earnest, “continueranno a mantenere colloqui con le autorità del Cairo allo scopo di arrivare a una transizione pacifica verso un governo democraticamente eletto e il rispetto dei diritti umani. Questo processo è l’obiettivo degli Usa”.
Continua a salire il numero delle vittime al Cairo. Il ministero della Salute egiziano ha comunicato che le persone rimaste uccise negli scontri sarebbero almeno 56, oltre a 526 feriti, ma i Fratelli Musulmani parlano addirittura di oltre 2000 morti. Un giornalista dell’Afp che si trova sul posto ha riferito di aver contato all’interno di tre obitori improvvisati al Cairo almeno 124 corpi di manifestanti, di cui alcuni con evidenti ferite da arma da fuoco. Tra le vittime ci sarebbe anche un operatore inglese di Sky News, secondo quanto riferito dall’emittente britannica. Sarebbero invece circa 200 i dimostranti arrestati nel presidio di Rabaa e in quello di Nahda “con munizioni e armi”, come ha fatto sapere il ministero dell’Interno. Intanto l’ambasciata italiana al Cairo ha pubblicato una nota in cui “sconsiglia i viaggi in Egitto con destinazioni diverse dai resorts situati nelle località turistiche del Mar Rosso (Sharm el Sheikh, Marsa Alam, Berenice e Hurghada) ed in quelle della costa nord (Marsa Matrouh, El Alamein), dove al momento non si registrano elementi di criticità”.
Sarebbero più di quaranta le vittime accertate delle operazioni di sgombero dei presidi pro-Morsi che l’esercito egiziano ha avviato stamattina al Cairo. Nei pressi delle due maggiori tendopoli allestite dai manifestanti si continuano a lanciare gas lacrimogeni, mentre diverse fonti avrebbero chiaramente visto i soldati sparare sulla folla dai tetti dei palazzi vicini. Secondo i Fratelli Musulmani, i morti sarebbero addirittura 250: “I medici affermano che molti pazienti in condizioni critiche moriranno per le lesioni da arma da fuoco”, ha scritto su Twitter il portavoce del movimento, Gehad al-Haddad, secondo cui “è il più grande massacro dal colpo di stato”. L’emittente al-Jazeera, citando fonti sanitarie di un ospedale da campo, ha parlato di 120 morti, mentre un cronista dell’agenzia France Presse ha fatto sapere che solo nell’obitorio improvvisato in piazza Rabaa al-Adawiya ci sono almeno 43 corpi. Numeri completamente diversi provengono invece dal ministero della Salute, secondo cui le vittime sarebbero appena 15, mentre i feriti 203.
E’ drammatico il bilancio delle operazioni di sgombero dei presidi pro-Morsi che hanno preso il via questa mattina al Cairo. Almeno 15 persone sarebbero rimaste uccise dai colpi di arma da fuoco sparati dagli agenti in assetto anti-sommossa che alle prime ore di oggi hanno fatto irruzione nelle tendopoli allestite dai sostenitori del deposto presidente egiziano. I maggiori scontri si sono verificati nei pressi di piazza Rabaa al-Adawiyah, nel sobborgo settentrionale di Nasser City, e in piazza al-Nahda, nel quartiere orientale di New Cairo. Nonostante le vittime accertate siano circa quindici, almeno secondo quanto riferito dalle emittenti televisive pan-arabe “al-Arabiya” e “al-Jazeera”, che hanno citato fonti ospedaliere locali, i Fratelli Musulmani parlano invece di una vera e propria strage, contando “oltre cento morti”. Negli scontri scoppiati in piazza al-Nahda, a est della città, avrebbero perso la vita anche due soldati, notizia confermata dal ministero dell’Interno. Alcuni media egiziani, inoltre, hanno fatto sapere che Mohamed Morsi, attualmente in stato di arresto, avrebbe annunciato uno sciopero della fame in caso di sgombero da parte delle autorità egiziane.