Non smette di salire il bilancio delle vittime dei violenti scontri avvenuti nella giornata di ieri al Cairo, in Egitto. Scaduto l’ultimatum, le forze di polizia hanno avviato le operazioni di sgombero dei presidi organizzati dai sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi, sfociate nel bagno di sangue che purtroppo si temeva: al momento, secondo quanto riferito dal governo ad interim, si contano in tutto l’Egitto 464 vittime, di cui 421 civili, e migliaia di feriti. Tra coloro che hanno perso la vita, compare anche il nome di Jessica Boulos, una bambina di appena dieci anni freddata prima ancora che scadesse l’ultimatum da diversi colpi di arma da fuoco sparati a distanza ravvicinata da un gruppo di attentatori. La bambina stava uscendo dalla chiesa protestante di Ahmed Esmat e aveva iniziato a percorrere la strada che attraversa un mercato insieme alla sua insegnante: quest’ultima, dopo essersi voltata per pochi secondi per acquistare un articolo da una bancarella, ha trovato la piccola Jessica a terra in una pozza di sangue. I killer si sono avvicinati alla bambina a bordo di una motocicletta e l’hanno uccisa a sangue freddo. Un negoziante musulmano che conosceva la vittima è immediatamente intervenuto per tentare di soccorrerla, avvolgendo la camicia intorno al suo corpo e trasportandola il più velocemente possibile in ospedale. Ma per Jessica non c’era più niente da fare: un proiettile aveva attraversato il petto e il cuore, uccidendola all’istante. Disperato lo zio, Nasr Allah Zakaria: “Non riesco a credere che non ci sia più”, ha detto, “era una bambina così dolce, era come una figlia per me. Non posso credere che sia morta”. Nonostante il governo egiziano parli oggi di quasi 500 morti in tutto il Paese, secondo i Fratelli Musulmani le vittime sarebbero addirittura 4.500, di cui 1.000 nei governatorati esterni al Cairo: “La conta prosegue e anche l’identificazione in tre moschee, tre ospedali e due obitori”, ha detto su Twitter il portavoce dei Fratelli Musulmani, Gehad El-Haddad, definendo Rabaa la “Tiananmen egiziana”. Negli scontri hanno perso la vita anche quattro reporter internazionali: il britannico Mick Dean di SkyNews, 61 anni, Habiba Ahmed, 26 anni, della Revue Express Dubai, Ahmed Abdel Gawad, del quotidiano filo-governativo al Akhbar, Mosaab el Shami, fotografo del sito Rasd. Nonostante le violenze si siano attenuate, la tensione resta altissima: diverse migliaia di sostenitori di Mohamed Morsi hanno eretto nuove barricate a Ebeid Street, non lontano da piazza Rabaa, davanti alla moschea di al Iman al Cairo.