Lo stato di emergenza e il coprifuoco non hanno fermato la seconda giornata di violenze in Egitto, dopo il mercoledì di sangue provocato dalla decisione dell’Esercito di sgomberare i sit-in dei Fratelli musulmani. Il bilancio ufficiale parla di 525 morti e 3.500 feriti, ma in realtà le vittime potrebbero essere molte di più. Intanto proseguono gli attacchi indiscriminati dei Fratelli musulmani contro le chiese e contro gli ospedali gestiti dagli ordini religiosi cristiani. Come spiega padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica in Egitto, a Suez gli islamisti sono giunti a bruciare un ospedale di proprietà delle suore nel quale erano ricoverati in larga parte dei pazienti musulmani poveri.
Padre Greiche, quanti cristiani sono morti in seguito agli attacchi contro le chiese?
Tra mercoledì e ieri sono avvenuti attacchi contro trenta chiese, di cui dieci parrocchie o monasteri cattolici e 20 ortodossi o protestanti. Più di 25 cristiani sono rimasti uccisi e oltre 600 sono stati feriti. Due chiese sono state completamente distrutte. Si tratta del convento delle suore di Suez, Al Raai Al Saleh, e di quello dei francescani a Beni Suef. In alcuni casi gli edifici delle chiese sono stati bruciati, e i cristiani le cui case o negozi si trovano vicino ai luoghi di culto sono stati minacciati, feriti o uccisi.
Ci racconta in particolare che cosa è avvenuto nel policlinico delle suore di Suez?
Mercoledì i sostenitori dei Fratelli musulmani e altri fondamentalisti islamici hanno attaccato le suore, bruciato parte della chiesa e l’intero policlinico. I pazienti dell’ospedale erano in larga parte musulmani poveri che non possono permettersi di pagare per le cure mediche. A Minya hanno attaccato le scuole gestite dalle suore di San Giuseppe, bruciato gli uffici amministrativi, rubato tutti i documenti e i computer. Le suore per salvarsi sono dovute fuggire trasferendosi nel quartiere generale della loro congregazione al Cairo e in altri palazzi del Patriarcato Cattolico. Anche i francescani sono riusciti a rifugiarsi nella loro sede a Giza.
Come si spiega questa ondata di violenze contro i cristiani?
E’ il prezzo che paghiamo per essere stati insieme ai 30 milioni di persone che il 30 giugno scorso sono scesi in piazza protetti dall’Esercito. I Fratelli musulmani stanno punendo gli egiziani in quanto tali. A essere minacciati e attaccati dagli islamisti non sono solo i cristiani, ma anche un gran numero di musulmani. Non si tratta di problemi settari tra persone di religione cristiana e islamica, ma tra i Fratelli musulmani e la stragrande maggioranza dei comuni cittadini. Sono questi ultimi a non volere che Morsi continui a svolgere il ruolo di presidente, e che lo hanno fatto cadere. Il problema non riguarda la convivenza inter-religiosa, ma il fatto che i Fratelli musulmani sono violenti e terroristi. Gli attacchi di questi ultimi non hanno colpito solo le chiese, ma anche le stazioni di polizia e le abitazioni di persone di religione islamica.
Come fa a essere certo che dietro gli attentati di questi giorni ci siano i Fratelli musulmani, e non invece dei criminali comuni che agiscono per saccheggiare?
Le due cose non sono in contrapposizione. I Fratelli musulmani pagano dei delinquenti di strada per supportare le loro milizie, che sono molto ben addestrate a maneggiare le armi. La manovalanza della malavita è messa in prima fila, tanto se perde la vita c’è sempre qualcuno per rimpiazzarla, mentre la milizia interviene in un secondo momento per fare il lavoro più sporco.
Ma è vero che i cristiani dopo il 30 giugno hanno sostenuto l’Esercito?
I cristiani non hanno sostenuto l’Esercito ma la rivoluzione della gente, che a sua volta è stata protetta dall’Esercito. C’è quindi una differenza che in Europa non si comprende, perché l’Occidente continua a parlare di “colpo di Stato” e non riesce a capire che l’unico vero protagonista è stata la gente comune.
(Pietro Vernizzi)