E’ stata sgomberata la moschea al-Fatah, al Cairo, occupata venerdì scorso da un centinaio di sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi. Scaduto l’ultimatum alle ore 13, i militari hanno fatto irruzione per liberare l’edificio sacro. La tensione resta altissima in Egitto, dove ormai sembra impossibile una riconciliazione tra l’attuale governo di transizione e i Fratelli Musulmani. Lo ha confermato il premier egiziano ad interim, Hazem el-Beblawi, secondo cui non c’è spazio per un riavvicinamento “con chi ha le mani sporche di sangue”, annunciando inoltre di aver proposto al governo lo scioglimento del movimento islamista. Intanto, dopo aver arrestato venerdì scorso oltre mille sostenitori dell’ex presidente Morsi, la procura generale egiziana ha accusato di omicidio, tentato omicidio e terrorismo circa 250 membri della Fratellanza Musulmana, secondo quanto riferito dalla tv di Stato. Il governo ha inoltre diffuso il numero delle persone rimaste uccise negli scontri di venerdì al Cairo: il bilancio parla di 173 morti, di cui 95 solo nella capitale e 57 dei quali poliziotti. Fra le vittime compare anche il figlio del leader dei Fratelli Musulmani, Mohamed el Badia. Il Papa, intanto, “continua a seguire con crescente preoccupazione le gravi notizie che giungono dall’Egitto e continua a pregare e ad auspicare che cessi la violenza e che le parti scelgano la via del dialogo e della riconciliazione”. Lo fa sapere una nota diffusa dalla sala stampa vaticana.