Le decine di chiese date alle fiamme in questi giorni in Egitto confermano una drammatica realtà che troppo spesso viene nascosta o volutamente censurata. Ancora oggi, in molti Paesi del mondo, migliaia di cristiani vengono perseguitati e costretti a subire ogni forma di violenza: ogni anno sono oltre 100mila i credenti uccisi, rapiti o torturati, mentre assistiamo a ripetute distruzioni di luoghi di culto e simboli religiosi. Dal Meeting di Rimini 2013, iniziato domenica, è stato lanciato un appello per chiedere alle istituzioni nazionali e agli organismi internazionali, secondo le norme del diritto internazionale, “di fare tutto il possibile per difendere, tutelare, proteggere e garantire l’esistenza dei cristiani ovunque nel mondo”. E’ stato inoltre chiesto “di riconoscere ai cristiani il diritto elementare alla ricerca e alla testimonianza della verità, impedendo ogni limitazione della loro libertà espressiva e associativa”. IlSussidiario.net ha commentato queste richieste con padre Piero Gheddo, giornalista e missionario del Pime.



Come giudica l’appello del Meeting di Rimini?

Si tratta indubbiamente di un messaggio attuale ed opportuno, del quale abbiamo già parlato molte volte ma su cui è sempre necessario riportare l’attenzione. Proprio perché il tema del Meeting di quest’anno è “Emergenza Uomo”, è indispensabile tornare a parlare di questa drammatica situazione: in Egitto, ad esempio, decine di chiese e di conventi sono stati bruciati.



Perché sono sempre i cristiani le prime vittime?

Il cristianesimo ha rappresentato l’unica rivoluzione capace di cambiare radicalmente il corso della storia umana. Siamo a conoscenza di tantissime rivoluzioni, recenti e non, ma tutte si sono preoccupate di cambiare le leggi, il potere politico o la disuguaglianza economica.

Cosa ha cambiato invece il cristianesimo?

Ha cambiato il cuore dell’uomo, attraverso la Chiesa, la grazia di Dio, la predicazione e i sacramenti. E proprio questo cambiamento rappresenta la “rivoluzione” di Gesù, una rivoluzione dell’amore che ha portato al riconoscimento della dignità e dell’uguaglianza di tutte le donne e di tutti gli uomini, creati dallo stesso Dio. Non dimentichiamo che anche la Carta delle Nazioni Unite è fondata proprio sul cristianesimo e sui valori cristiani: la rivoluzione dell’amore cambia in profondità l’uomo e, a lungo andare, anche la società.



Spesso, in presenza di appelli, ci si chiede cosa possono fare i governi. Secondo lei?

Come sta avvenendo in Egitto, il caso più recente, spesso i Paesi non sembrano neanche accorgersi delle continue persecuzioni, seppur denunciate. E’ per questo motivo che la drammaticità di questa situazione dovrebbe essere sempre evidenziata, appena possibile, ad esempio durante i viaggi istituzionali e durante ogni accordo culturale o economico.

Che nesso c’è tra libertà religiosa e pace? Perché la libertà religiosa è il più importante di tutti i diritti?

Perché è il fondamento della libertà dell’uomo. Ciò che ogni uomo sente nel proprio cuore è proprio questo, cioè l’afflato religioso che poi realizza nel corso della sua vita. Ogni uomo sa bene di non poter fare da solo, quindi inizia ad avere coscienza della propria libertà e della propria dignità partendo proprio dal pensiero che Dio ha creato l’uomo, arrivando solo successivamente alle dimensioni politiche, economiche e culturali.

 

Nell’appello del Meeting si dice che l’esistenza dei cristiani è di per sé un antidoto all’invadenza del potere. Perché secondo lei?

Perché i cristiani sono una comunità che esercita quella rivoluzione dell’amore di cui ho parlato, un amore gratuito dedicato agli altri. Come ha detto Giovanni Paolo II nella enciclica Redemptoris Missio, “la carità è la fonte e il criterio della missione”.

 

Si legge che è dal desiderio del cuore che nasce il rispetto dell’altro, in quanto uno lo riconosce presente negli altri. Cosa significa?

Significa che questo stesso diritto e dignità della propria persona è riconosciuto anche negli altri perché creati dallo stesso Dio a sua immagine e somiglianza. Possiamo essere apparentemente diversi e avere caratteristiche a prima vista opposte, ma siamo tutti uomini, siamo tutti fratelli. Sono questi i principi della rivoluzione cristiana.

 

Crede che la situazione dei cristiani nel mondo potrà effettivamente migliorare nei prossimi anni?

 E’ difficile da dire, ma senza dubbio questa persecuzione sta continuando ininterrottamente in molti Paesi. Anche nella nostra stessa Europa i cristiani sono spesso discriminati. Questa marginalizzazione è così estesa che non so se e quando potrà essere risolta, ma vorrei far notare un’altra caratteristica fondamentale dei cristiani.

 

Quale?

 Anche di fronte a un simile dramma, il cristiano vede comunque nel martirio qualcosa di positivo. E’ il sacrificio della propria vita, sull’esempio del sacrificio e della volontà umana di Gesù morto sulla croce.

 

(Claudio Perlini)

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