In una vasta area desolata del Kazakistan, è stato smantellata di recente un sito nucleare nella quale giacevano grandi quantità di plutonio e uranio altamente arricchito. Dal 1996 al 2012 americani e russi hanno lavorato a braccetto per rimuovere gli oltre cento chili di materiale nucleare per evitare che finisse nelle mani sbagliate.



Si suppone che durante il periodo sovietico questa zona sia stata un luogo in cui depositare il frutto dell’avanguardia chimica per tenere testa al nemico numero uno, ossia gli Stati Uniti. Nell’ex base nucleare si effettuavano esperimenti di fissione nucleare per mettere a punto una bomba che fortunatamente non è mai stata lanciata dall’URSS. Certo non si può dire che siano mancate le vittime di un confronto che, ufficialmente fino al 1989 ha provocato tensioni su larga scala. Una guerra mai giocata sul piano del confronto militare diretto, bensì sulla supremazia nei diversi ambiti dell’esperienza umana: dall’influenza indiretta su vaste aree geografiche, alla corsa per la conquista dello spazio, giungendo anche all’ambito sportivo.



A dare notizia dell’accaduto è il New York Times che ha pubblicato le informazioni derivanti da un rapporto del Centro di Belfer per la Scienza e gli Affari Internazionali di Harvard. Il Cremlino e la Casa Bianca erano preoccupati del fatto che gruppi terroristici di matrice integralista musulmana avrebbero potuto appropriarsi del materiale per costruire armi e minacciare di conseguenza la comunità internazionale. Il rapporto svela anche i costi dell’operazione: 150 milioni di dollari finanziati in gran parte dagli Stati Uniti. Nel corso degli anni vi è stata una fuga di notizie che aveva indotto Washington a ipotizzare la presenza di materiale nucleare in alcuni tunnel sotterranei dell’ex base in terra kazaka. I droni a stelle e strisce di tanto in tanto sorvolavano la zona per controllare la situazione e verificare che nessuno si avvicinasse al luogo. Per lungo tempo gli scienziati americani hanno cercato di carpire informazioni rilevanti sul sito in questione ma solo a metà degli anni ’90 gli è stato accordato il permesso per entrare in possesso delle carte dei tecnici dell’epoca sovietica. Siegfried S. Hecker, ex direttore del Los Alamos National Laboratory ha visitato l’ex base nucleare solo nel 1998: “c’era una quantità impressionante di materiale che poteva essere raccolto facilmente da chiunque”. L’accordo tra Mosca e Washington per la bonifica è stato raggiunto nel 1999 in seguito alla conferenza mondiale per la non proliferazione e il Kazakistan è stato incaricato di svolgere i lavori di smaltimento.

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